Il Natale che fa da sfondo al film Ultimo schiaffo si discosta dalle immagini consuete legate alla festa. Niente luci calde, tavolate affollate o momenti di riconciliazione. La storia si muove in un contesto di provincia, tra montagne innevate e relazioni tese, e segue due fratelli in una quotidianità segnata dalla precarietà economica e dalla marginalità sociale.


Con il film, il regista Matteo Oleotto prosegue il suo percorso all’interno di ambienti di confine e scenari periferici, costruendo una narrazione che intreccia elementi comici e tragici all’interno di una cornice invernale, dove l’atmosfera natalizia assume un tono tutt’altro che rassicurante.


In anteprima ad Alice nella Città, sarà nei cinema il prossimo anno grazie a Tucker Film.

Massimiliano Motta, Adalgisa Manfrida
Ultimo schiaffo (2025) Massimiliano Motta, Adalgisa Manfrida

La trappola della neve

Nel film Ultimo schiaffo, Petra e Jure sono fratelli. Vivono in un paesino di montagna, in condizioni economiche difficili, e si arrangiano come possono tra lavoretti e piccole attività informali. La scomparsa di un cane di proprietà altrui, Marlowe, e la promessa di una ricompensa spingono i due a intraprendere un’azione che considerano risolutiva rispetto alle loro difficoltà. Da questo evento si sviluppa una catena di conseguenze che coinvolge altri personaggi del paese, innescando dinamiche che combinano quotidianità, tensione e disorientamento.


La struttura narrativa non si articola secondo una progressione lineare verso la risoluzione, ma lavora per accumulo, mostrando le ripercussioni dei singoli gesti e delle scelte dei protagonisti. Il ritmo della storia segue l’evolversi degli eventi, in un alternarsi di piani che restituiscono il contesto circostante come parte attiva della vicenda.

Legami congelati, ferite aperte

Petra, interpretata nel film Ultimo schiaffo da Adalgisa Manfrida, appare come una figura concreta e diretta, orientata alla sopravvivenza e all’azione. Jure, il fratello (Massimiliano Motta), mostra tratti più insicuri e remissivi. Il loro legame è segnato da necessità pratiche e una condivisione forzata degli spazi, in una dinamica che esclude l’introspezione ma evidenzia la dipendenza reciproca.


Accanto a loro, altri personaggi contribuiscono a delineare il tessuto sociale del luogo: Don Attilio (Giuseppe Battiston), figura religiosa inserita in un contesto che non sembra offrire più certezze; Nicola (Giovanni Ludeno), legato a logiche di sopravvivenza personale; e altre presenze come Nevio, Ines, Clara, che partecipano alla dinamica collettiva in modo frammentato. Il racconto si struttura su una rete di relazioni dove ogni personaggio appare coinvolto in un equilibrio instabile.

Adalgisa Manfrida, Massimiliano Motta
Ultimo schiaffo (2025) Adalgisa Manfrida, Massimiliano Motta

Il calore manca, il freddo è ovunque

L’ambiente è parte integrante del racconto del film Ultimo schiaffo. La montagna friulana, con il villaggio minerario di Cave del Predil, non è un semplice sfondo: la neve, il ghiaccio, la rigidità del clima invernale si riflettono sulle azioni dei protagonisti, sul ritmo narrativo e sulle relazioni. L’ambientazione agisce come vincolo, come elemento che incide sulle possibilità di movimento e di scelta dei personaggi.


Il paesaggio naturale rispecchia la condizione emotiva e materiale dei protagonisti. Il freddo, ricorrente nella sceneggiatura e nella messinscena, diventa un dato costante, una condizione da affrontare e interiorizzare. I riferimenti alla provincia, già presenti nel lavoro precedente del regista, tornano qui sotto una luce che tende a rendere visibili le difficoltà quotidiane e l’assenza di prospettive a lungo termine.

Il cortocircuito del Natale

L’ambientazione natalizia assume un ruolo ambivalente nel film Ultimo schiaffo. Il contrasto tra l’iconografia classica del Natale e le situazioni descritte nel film genera un effetto di scollamento. L’utilizzo di questo periodo dell’anno non sembra rispondere a una funzione decorativa, ma piuttosto amplificare il disagio vissuto dai personaggi, accentuando il divario tra la promessa simbolica delle feste e la loro realtà concreta.


Il Natale, in questo contesto, diventa dispositivo narrativo. Serve a sottolineare la distanza tra ciò che ci si aspetta e ciò che accade realmente. Le convenzioni della festa si svuotano di significato di fronte alle urgenze dei protagonisti. Il gesto del racconto si muove in questa frizione, mettendo a confronto aspettative collettive e vissuti individuali.

Geografia di confine

Ultimo schiaffo si inserisce nel solco di un cinema che esplora territori marginali, sia geografici che esistenziali. Il film non mira a offrire una sintesi o una soluzione, ma si concentra sull’osservazione di dinamiche individuali e collettive in un ambiente chiuso, attraversato da tensioni latenti. La narrazione lavora sulla frammentazione, sull’accumulo di dettagli, sull’incapacità di trovare un equilibrio.


La seconda regia cinematografica di Matteo Oleotto si sviluppa in continuità con la precedente, proseguendo un discorso legato alla rappresentazione della provincia e alla messa in scena di relazioni complesse. Ultimo schiaffo è anche una coproduzione italo-slovena, con una forte impronta territoriale, sostenuta da fondi pubblici e da emittenti nazionali dei due Paesi. Un progetto che si muove lungo i confini, non solo fisici, ma narrativi e simbolici.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Ultimo schiaffo può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

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Ultimo schiaffo (2025) scena

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Ultimo schiaffo

Ultimo schiaffo

Commedia - Italia 2025 - durata 100’

Regia: Matteo Oleotto

Con Giuseppe Battiston, Adalgisa Manfrida, Massimiliano Motta, Giovanni Ludeno, Davide Iacopini, Carla Manzon