Ambientato nella Roma tra il 1938 e il 1943, il film Elena del ghetto si concentra sulla figura di Elena Di Porto, ebrea romana che visse nel ghetto ebraico della capitale durante il fascismo e l’occupazione nazista. La regia è di Stefano Casertano, al suo esordio nel cinema di finzione.
Il lungometraggio è costruito intorno a un personaggio realmente esistito, Elena Di Porto, conosciuta nel quartiere come “la matta”, per il suo stile di vita non conforme: separata, fumatrice, amante del gioco della stecca, indossava pantaloni e mostrava una forte indipendenza. Secondo il materiale di produzione, fu arrestata più volte e, durante l’occupazione tedesca, avrebbe tentato di avvertire la popolazione del rastrellamento del 16 ottobre 1943, intuendone in anticipo i preparativi.
La narrazione si sviluppa nel contesto del Portico d’Ottavia, che nel film assume un ruolo corale: un quartiere che osserva e reagisce agli eventi attraverso i suoi abitanti. La sceneggiatura è firmata da Casertano insieme ad Alessandra Kre e Francesca Della Ragione.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma, sarà prossimamente in sala con Adler Entertainment.

Il peso della realtà
Il film Elena del ghetto segue il percorso di Elena Di Porto nei cinque anni che precedono il rastrellamento del ghetto di Roma. Il racconto mostra la sua quotidianità, i conflitti con le autorità fasciste e il suo rapporto con la comunità ebraica locale.
Nel momento in cui i nazisti occupano la città, Elena viene descritta come coinvolta nella resistenza. Secondo la sinossi, è tra coloro che intercettano in anticipo le informazioni su un imminente rastrellamento e cerca di mettere in guardia gli altri, scontrandosi però con la percezione sociale che la considera una figura marginale e poco credibile.
L’opera si concentra su come questa marginalizzazione influenzi la possibilità di agire e farsi ascoltare in un contesto segnato dalla paura e dalla repressione.
Elena Di Porto: ribellione e isolamento
La figura di Elena, al centro del film Elena del ghetto, è delineata come quella di una donna che non si adatta ai codici sociali del tempo. Secondo le note di regia, la protagonista è caratterizzata da una forte carica istintiva, da un’energia non conciliabile con le norme imposte, in particolare quelle legate al genere e alla condotta femminile.
Non si tratta, nel racconto, di una militante politica nel senso stretto, ma di una presenza non allineata, che agisce secondo un proprio senso di giustizia e libertà. Il film costruisce attorno a lei una dinamica di attrito continuo con l’autorità (fascista prima, nazista poi) ma anche con parte della comunità ebraica, che la considera con sospetto.
A interpretarla è Micaela Ramazzotti.

Il coro del ghetto: relazioni e tensioni
Attorno alla protagonista nel film Elena del ghetto si muove un gruppo di personaggi che rappresentano diversi punti di vista interni ed esterni alla comunità. Tra questi, Costanza Limentani (Giulia Bevilacqua), figura femminile descritta come più conforme, e Vitale Di Porto (Valerio Aprea), legato ad Elena da un rapporto familiare e affettivo.
Samuele (Marcello Maietta), giovane stracciarolo ebreo bolognese trasferitosi a Roma, entra in contatto con Elena portando con sé una prospettiva esterna al ghetto romano. Infine, la figura di Romolo il federale (Giovanni Calcagno) incarna l’autorità fascista nel quartiere.
Le relazioni tra i personaggi mostrano una comunità attraversata da differenze culturali, generazionali e ideologiche, che si riflettono nelle loro reazioni agli eventi storici in corso.
Una marginalità imposta
Il film Elena del Ghetto esplora la marginalizzazione della protagonista in una società patriarcale. Il soprannome “la matta”, che accompagna Elena per tutto il racconto, è al centro della riflessione tematica segnalata dalla produzione: viene descritto come una strategia sociale per screditare l’anticonformismo femminile.
Altro tema centrale è quello dell’identità ebraica sotto il fascismo e durante l’occupazione nazista. Il contesto storico del film è quello di una comunità costretta a confrontarsi con un cambiamento repentino: dalle leggi razziali alla deportazione, passando per l’illusione di potersi integrare.
La riflessione sulla memoria storica, infine, attraversa la costruzione narrativa del film: secondo le dichiarazioni del regista, raccontare Elena Di Porto equivale a riportare alla luce figure escluse dalle narrazioni ufficiali.

Roma come contesto narrativo e culturale
Il quartiere del ghetto, e più in generale la Roma popolare tra gli anni Trenta e Quaranta, è presentato come uno spazio narrativo e simbolico. Le note di regia parlano di un equilibrio tra dramma e leggerezza, tra dolore e ironia, e sottolineano il tono “popolare ma colto” dell’opera, che si ispira alla tradizione del neorealismo ma con un approccio contemporaneo.
I dialoghi sono descritti come rapidi e realistici, costruiti per rendere il fluire emotivo dei personaggi. Il film Elena del ghetto cerca, quindi, di costruire un’ambientazione che non sia soltanto storica, ma anche linguistica e culturale.
Un racconto sul margine che riemerge
Elena del ghetto si propone come un racconto su una figura marginalizzata. Non solo dalla società del tempo, ma anche dalla memoria collettiva successiva.
Secondo quanto dichiarato nelle note di produzione, la scelta di raccontare questa vicenda nasce dalla volontà di dare voce a un tipo di resistenza spesso trascurato: non organizzato, non celebrato, ma ugualmente attivo. In questo senso, la storia di Elena Di Porto si lega a una riflessione più ampia sul significato della disobbedienza, dell’isolamento e del coraggio individuale.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Elena del ghetto può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Filmografia
Elena del ghetto
Drammatico - Italia 2025 - durata 98’
Regia: Stefano Casertano
Con Micaela Ramazzotti, Valerio Aprea, Giulia Bevilacqua, Caterina De Angelis, Giovanni Calcagno, Claudia Della Seta
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