Presentato fuori concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film L’isola di Andrea segna il ritorno alla regia di Antonio Capuano, autore napoletano con una lunga esperienza nella rappresentazione di conflitti familiari e dinamiche sociali.
La storia si concentra su un tema specifico e concreto: la separazione di una coppia e le conseguenze pratiche ed emotive che ne derivano per il figlio. Il regista sceglie un approccio narrativo diretto, strutturato attorno a tre punti di vista — madre, padre, figlio — che si alternano nel corso del racconto. L’intenzione dichiarata è quella di costruire una narrazione “asciutta”, con ambienti essenziali, luce naturale e un uso marcato dei primi piani.
Al cinema dal 2 ottobre con EuroPictures.

Una famiglia in fase di ridefinizione
Marta e Guido si sono lasciati. Hanno un figlio di otto anni, Andrea. Per regolare in via definitiva tempi e modalità dell’affido, si rivolgono al tribunale dei minorenni. Da qui parte un percorso fatto di colloqui, perizie, confronti individuali, nel tentativo di definire un nuovo equilibrio familiare.
Le scene si sviluppano in spazi limitati e ruotano attorno alle interazioni tra i tre protagonisti. Andrea si trova così coinvolto in un processo che lo riguarda profondamente, ma nel quale ha un ruolo marginale dal punto di vista decisionale. Il film L’isola di Andrea segue la sua posizione all’interno di questa dinamica, tracciando il modo in cui reagisce, si adatta, e cerca una sua forma di esistenza autonoma.
Un punto fermo in uno spazio instabile
Il personaggio di Andrea, interpretato dal piccolo Andrea Migliucci, è costruito con continuità e centralità. È presente in quasi tutte le scene, e viene osservato in contesti sia familiari sia istituzionali. Il film L’isola di Andrea registra le sue reazioni, spesso silenziose, lasciando emergere una percezione soggettiva degli eventi che si svolgono attorno a lui.
L’“isola” del titolo sembra indicare questo spazio personale che Andrea inizia a costruirsi. Una zona emotiva protetta, separata dalla conflittualità degli adulti. L’idea dell’isolamento, però, non ha connotazioni necessariamente negative o positive: è un dato narrativo che suggerisce una condizione esistenziale.
Due genitori, molte domande
Marta e Guido, con il volto di Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni, non sono ridotti a funzioni genitoriali: sono rappresentati nella loro complessità, con comportamenti, contraddizioni e punti ciechi. I colloqui con assistenti sociali e psicologi li mettono a confronto con la necessità di spiegare, giustificare o rivedere le proprie scelte.
Il film L’isola di Andrea esplora questi momenti senza indicare una parte “giusta” o “sbagliata”. L’interesse sembra rivolgersi piuttosto al modo in cui i due adulti affrontano il cambiamento e alla difficoltà di gestire il passaggio da coppia a genitori separati. Le dinamiche si sviluppano tra tentativi di controllo, reazioni impulsive, e un costante bisogno di ridefinizione dei ruoli.
Un affido che diventa spazio di osservazione
La vicenda processuale legata all’affido non è usata come puro contesto legale. Diventa piuttosto un dispositivo narrativo che permette di analizzare le relazioni e di far emergere le tensioni latenti. Il giudice, pur restando fuori campo, rappresenta la presenza istituzionale che impone regole e tempi, senza intervenire nel merito affettivo delle scelte.
L’equilibrio che tutti i personaggi sembrano cercare è instabile e continuamente rimesso in discussione. Il film L’isola di Andrea non si chiude su una soluzione, ma insiste sull’esplorazione di una situazione in divenire. L’idea di famiglia viene messa a confronto con le sue trasformazioni reali, senza avanzare tesi precostituite.
All’ascolto delle dinamiche familiari
Antonio Capuano ha dichiarato di aver voluto raccontare questa storia scegliendo una forma visiva essenziale e concentrata sui volti. L’uso di ambienti limitati, l’illuminazione naturale e i primi piani frequenti fanno parte di una precisa costruzione stilistica, pensata per rendere visibili i passaggi interiori dei personaggi.
L’approccio alla messa in scena si sviluppa senza enfasi, privilegiando una narrazione basata sull’osservazione. Non ci sono indicazioni forti su come lo spettatore debba reagire o interpretare le situazioni. La regia lascia spazio agli eventi e alle parole, affidando il senso del racconto alla progressione delle interazioni tra i protagonisti.
Uno sguardo sulle relazioni
L’isola di Andrea non propone una morale né una soluzione definitiva. Si concentra su una fase delicata della vita di una famiglia, documentandone le complessità e gli spostamenti emotivi. La centralità del punto di vista infantile introduce una prospettiva che non è spesso protagonista nel racconto cinematografico della separazione.
Il film si muove dentro una realtà riconoscibile, senza appelli né semplificazioni. La sua struttura lascia in sospeso, come sospesa è la condizione dei personaggi. È una narrazione che si sviluppa nel tempo della transizione, e che si ferma prima della sintesi, mantenendo aperte tutte le domande.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di L’isola di Andrea può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
L'isola di Andrea
Drammatico - Italia 2025 - durata 105’
Regia: Antonio Capuano
Con Teresa Saponangelo, Vinicio Marchioni, Andrea Migliucci, Marina Ferrara, Gaia Bassi, Angela Tamburrino
Al cinema: Uscita in Italia il 02/10/2025
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