Il film A Pied d’Œuvre segna l’ingresso in concorso al Lido di Valérie Donzelli con un progetto che si concentra sul ruolo dell’artista nel contesto contemporaneo. L’opera è un adattamento del romanzo autobiografico di Franck Courtès, fotografo che ha scelto di abbandonare la professione per dedicarsi alla scrittura, attraversando così una fase di instabilità economica.


La protagonista del film è la condizione di chi lavora con l’immateriale, con il linguaggio, con il tempo. A partire da un’esperienza individuale, il film si muove attraverso luoghi, relazioni e gesti quotidiani, ponendo domande sulla riconoscibilità del lavoro artistico e sul suo rapporto con il mercato, la visibilità, e il giudizio sociale.


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Un uomo invisibile che osserva

Nel film A Pied d’Œuvre, Paul Marquet, ex fotografo, sceglie di abbandonare la sua attività per scrivere. Nella sua nuova quotidianità, si iscrive a una piattaforma di servizi a domicilio e inizia a eseguire piccoli lavori per sopravvivere. Il suo ingresso nelle case altrui avviene in punta di piedi, e con esso prende forma uno sguardo osservante, attento a ciò che lo circonda.


Le sue giornate si svolgono tra spostamenti, incontri brevi e spazi impersonali. Il film segue questa routine, mentre gradualmente Paul inizia a prendere appunti. La narrazione evita di anticipare il percorso che lo porterà a trasformare queste esperienze in materiale per un libro.


La voce fuori campo accompagna questa transizione, riprendendo testi tratti direttamente dal libro di Courtès. Il ritmo è scandito da una serie di frammenti, pensieri, frasi che restituiscono il lavoro interiore del protagonista, sempre in relazione con ciò che vive all’esterno.

Dentro la fatica del gesto

Il film A Pied d’Œuvre alterna scene di scrittura a sequenze di lavoro manuale, organizzate attorno agli incarichi temporanei che Paul accetta tramite una piattaforma online. Ogni intervento lo mette in contatto con ambienti e persone differenti, in un circuito di rapporti fugaci ma ripetuti.


Questa esposizione continua agli altri, all’interno di un sistema che funziona su recensioni, valutazioni e feedback immediati, compone il contesto in cui Paul cerca spazio per scrivere. Non è ancora chiaro, all’inizio del film, se riuscirà a portare a termine un libro o se troverà un editore disposto a pubblicarlo. Il racconto si costruisce su questa sospensione.


Le sequenze che mostrano Paul al lavoro si alternano a quelle di osservazione e annotazione. L’ambiguità tra scrivere per sé e scrivere per gli altri attraversa tutta la struttura narrativa.

Bastien Bouillon
À pied d’œuvre (2025) Bastien Bouillon

L’identità maschile fuori formato

Paul è rappresentato come una figura che non corrisponde alle aspettative sociali consuete. Padre, uomo bianco, ex professionista con una carriera avviata, decide volontariamente di uscire da un percorso stabile per intraprenderne uno incerto. Il film A Pied d’Œuvre si concentra su come questa scelta influenzi il modo in cui viene percepito da chi lo circonda.


Il racconto mette in evidenza lo scarto tra l’identità personale e i ruoli che la società assegna. La questione economica – quanto si guadagna, se si lavora, se si ha successo – diventa parte integrante del giudizio collettivo. Attraverso Paul, la narrazione osserva come la libertà individuale venga letta, spesso, come un’anomalia.

Un’umanità fuori fuoco

Nel corso del film film A Pied d’Œuvre , Paul incontra molte persone. I contatti sono brevi, impersonali, ma permettono di delineare un panorama variegato. Alcuni vivono in condizioni di agio, altri meno. Alcuni sono soli, altri no. Paul resta sempre in una posizione di transito, né dentro né fuori.


Il tema della precarietà attraversa diversi livelli: lavorativo, relazionale, abitativo. Non si limita alla condizione di Paul ma si estende alle persone che incontra, disegnando un quadro sociale fatto di instabilità e fragilità. Le canzoni presenti – Joe le Taxi, Le Vieux Couple, Foule Sentimentale – sono scelte che accompagnano il racconto in momenti diversi, senza interromperne la coerenza.

Il lavoro di essere se stessi

Il film film A Pied d’Œuvre si apre con una frase tratta dal libro di Courtès: Finire un testo non significa essere pubblicati, essere pubblicati non significa essere letti, essere letti non significa essere amati, essere amati non significa avere successo, e il successo non promette la fortuna. La riflessione sintetizza l’interrogativo centrale: che valore ha oggi un lavoro che non produce visibilità immediata, né profitto, né riconoscimento?


A Pied d’Œuvre
racconta il tempo e il percorso necessari per esistere secondo una logica non produttiva, in un sistema che premia velocità, efficienza e conformità. Il film costruisce un punto di vista preciso e ne segue le traiettorie, senza offrirne una sintesi definitiva. In questo senso, più che una risposta, pone una domanda sul significato stesso del lavoro creativo nel mondo contemporaneo.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di A Pied d’Œuvre può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

Redazione

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Filmografia

À pied d’œuvre

Drammatico - Francia 2025 - durata 92’

Titolo originale: À pied d’œuvre

Regia: Valérie Donzelli

Con Bastien Bouillon, Virginie Ledoyen, Marie Rivière