Con The Sower, al cinema dal 5 giugno con Kitchen Film, la regista francese Marine Francen firma un esordio sorprendente per potenza espressiva e intensità emotiva. Basato sul breve racconto autobiografico di Violette Ailhaud, scritto nel 1919 ma pubblicato solo decenni dopo, il film racconta un episodio tanto reale quanto dimenticato: un villaggio interamente femminile, privato dei suoi uomini dalla repressione politica, costretto a reinventare la propria esistenza.

Tra storia e leggenda
Il film The Sower ci trasporta nel 1852. Nl cuore delle Cévennes, un manipolo di donne vive sospeso tra isolamento e sopravvivenza. Gli uomini sono stati arrestati dalle truppe bonapartiste, e le donne restano sole, immerse in una natura tanto maestosa quanto inospitale. Francen ha cercato proprio questo nel paesaggio: “Cercavo un luogo che esprimesse l’immensità, per condividere con queste donne il sentimento di essere perdute in mezzo al nulla”. Il villaggio aggrappato al precipizio, circondato da rocce e vento, diventa non solo uno spazio fisico, ma il simbolo della condizione femminile in bilico: sospesa, costretta a resistere senza certezze.
Quando Jean, un fuggitivo, appare all’orizzonte, il suo arrivo scatena una rivoluzione silenziosa. Le donne si confrontano con il desiderio, ma anche con la possibilità, inaudita per l’epoca, di decidere. Si accordano per condividere il corpo di quell’uomo, non per capriccio ma per necessità, per continuare la vita. Nasce così un patto che ha qualcosa di ancestrale e insieme profondamente moderno.
E in questo patto, tra tutte, spicca Violette, la giovane maestra interpretata con rigore e dolcezza da Pauline Burlet. Violette non è la più bella, né la più esperta. Ma è la più consapevole. È l’unica a costruire con Jean un’intimità che supera il bisogno fisico: “L’amore per la lettura è un punto di incontro cruciale tra Violette e Jean… Al di là dell’attrazione puramente fisica, è l’incontro tra due sensibilità”.
Una rivoluzione personale e collettiva
La regista affida il cuore del racconto del film The Sower a questo doppio legame: da un lato la lotta silenziosa per il sapere, l’istruzione, la trasmissione del pensiero repubblicano; dall’altro l’esperienza del desiderio come scoperta di sé. Violette diventa così il centro di una rivoluzione personale e collettiva.
È lei che legge ai bambini, è lei che intuisce l’importanza della parola. Ed è sempre lei che si innamora, pur sapendo di non potersi permettere quell’amore. Quando riceve la lettera finale di Jean, le sue parole diventano epilogo e manifesto: “Dirai a nostro figlio che è nato dall’amore di un uomo e una donna liberi”.

Uno sguardo profondo
La forza del film The Sower sta nel suo sguardo. Francen evita ogni estetizzazione: la camera è spesso a spalla, sempre vicina ai volti, ai gesti, ai corpi segnati. Il formato 4:3 comprime lo spazio, costringe a guardare senza fuga, senza decoro. La regista spiega: “Ero ossessionata dall’idea di non cadere nell’illustrazione, ma restare sempre su ciò che provano queste donne, dall’interno”. In tal senso senso, l’influenza di Artavazd Pelesjan e del suo Le stagioni è evidente: le immagini parlano da sole, senza didascalie, in un fluire sensoriale che unisce silenzio e significato.
Anche la scelta delle attrici rispecchia questa visione: donne credibili, dalla fisicità lontana dalle copertine. Ognuna incarna un modo diverso di vivere la mancanza, il ricordo, la scoperta. Rose, interpretata da Iliana Zabeth, è inquieta e affamata di conoscenza del corpo; Louise, madre già provata dalla vita, vive una fame d’amore che è più profonda del solo sesso. Blanche, il personaggio interpretato da Françoise Lebrun, è la saggezza, la donna che ha “dei poteri naturali, dei doni per curare e comprendere ciò che accade nei corpi delle giovani ragazze, e che le madri non vogliono vedere”.
Il femminile
Il gruppo è un coro, non un insieme di comparse. Le donne recitano, sì, ma prima vivono quei ruoli: imparano a zappare, indossano corsetti veri, affrontano la fatica e il caldo come vere contadine dell’Ottocento. Francen ha voluto immergerle completamente in quel tempo, e il risultato è palpabile. “Tutte le attrici hanno vissuto pienamente le condizioni di vita dei loro personaggi”.
Jean, l’unico uomo, è interpretato da Alban Lenoir, scelto per la sua fisicità forte ma non dominante. La sua presenza turba, ma non invade. È uno straniero che diventa alleato. Non impone, accetta. Ed è proprio in questa accettazione che si colloca il suo gesto politico: partecipa alla resistenza accettando le regole delle donne. La sua libertà coincide con quella di Violette, che alla fine assume su di sé la responsabilità della madre, della terra, del sapere da trasmettere. “È una donna libera, autonoma e moderna”, dice la regista.
The Sower è un film che parla del passato per colpire il presente. È un racconto intimo che sfiora la pelle e scava dentro. È cinema civile, ma non ideologico; femminista, ma mai didattico. E soprattutto, riconsegna alle donne una Storia che per troppo tempo è stata scritta solo da uomini.
Filmografia
The Sower
Sentimentale - Belgio, Francia 2017 - durata 98’
Titolo originale: Le Semeur
Regia: Marine Francen
Con Pauline Burlet, Géraldine Pailhas, Alban Lenoir, Iliana Zabeth, Francoise Lebrun
Al cinema: Uscita in Italia il 05/06/2025
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