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Serial killer cinematografico (3): Norman Bates e il suo viso angelico
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Norman Bates: albergatore.

"Psyco" (USA: 1960): tratto dall'omonimo romanzo di Robert Bloch.

Di tutti i serial killer è quello che mi fa più tenerezza. Il più solitario di tutti, tanto che per sfuggire a questa sua natura, ricrea la figura materna, sdoppiandosi con la voce, con i pensieri, con la postura...e poi sempre di più con la personalità.

Il famoso film di Alfred Hitchocock, Psyco, è del 1960, e sicuramente è stato influenzato dagli avvenimenti riguardanti Ed Gein, arrestato proprio nel 1957 per gli efferati omicidi e gli episodi di necrofilia. La casa di Noman (interpretato dal bravissimo Anthony Perkins) e sua madre Norma Bates è molto simile a quella degli orrori di Ed Gein, e anche le atmosfere del film, l'isolamento di Norman e la sua passione per la tassidermia sono riprese da questo personaggio ambiguo.

Inoltre la personalità della madre di Norman è simile a quella di Ed Gein: morbosa, assillante, bigotta e gelosa del figlio, tanto da inculcargli l'idea che tutte le donne, tranne lei, fossero puttane e opportuniste.

 

In Norman la gelosia per la madre lo porta ad assassinarla insieme al suo amante (come quasi sicuramente fece Ed Gein nei riguardi di suo fratello, una volta morto il padre, proprio per rimanere solo con la madre), il senso di colpa che lo assale lo porterà a dissotterrare il corpo di Norma e a mummificarlo, ricreando così quel legame particolare di cui aveva bisogno.

 

Ma il film di Hitchcock spiega benissimo tutte le motivazioni che portano il giovane Bates a compiere i suoi crimini, non è del lato psicologico omicida che vorrei parlare, quanto del lato umano e del suo aspetto solitario.

 

Norman è un figlio unico, amatissimo dalla madre, altre persone al mondo non ce ne sono per lui: nessun amico, nessuna fidanzata, anche gli animali che possiede sono impagliati, nessun modo per interagire con il mondo esterno. Quando sua madre si troverà un uomo, un amante, viene catapultato in una realtà che non gli appartiene: l'albergo, i turisti, veramente troppo per chi ambiva soltanto a crescere in solitudine, in pace.

Per questo uccide i 2 amanti, ed è qui che il suo essere solitario si sdoppia, è questa la grande capacità di Norman: sentirsi talmente solo, da riuscire a ricreare ciò di cui sentiva tanto il bisogno, sua madre, così come l'aveva sempre amata, non come si era trasformata.

Riesce addirittura a trasformare il Motel in un “castello solitario”, con tanto di fantasmi inclusi, e soltanto chi si sperde nella notte tempestosa chiederà rifugio in quel luogo, dando così il via alle fantasticherie di Norman. Permettendogli di recitare alla grande la sua parte migliore, quella della madre gelosa, protettiva, che non permette al figlio di cadere in tentazioni.

Norman è solo, eppure non lo è. Si basterebbe a se stesso, se non fosse che il mondo gli “capita” addosso, con le sue realtà troppo crudeli da affrontare, allora sente la necessità di mutarsi nel corpo e nell'anima, lasciando però intatto quello che è il suo ambiente intorno: la camera di Norman è rimasta quella di un bambino piccolo, con tanto di giocattoli e giradischi con canzoncine infantili, mentre la camera della madre è intatta, pulita e ordinata, viva...terribilmente viva.

 

Anche qui la storia rimane la classica dell'orrore: il viaggio di Marion, l'arrivo al castello-motel, il pasto frugale consumato prima dell'omicidio, la rivelazione dell'orrore. Sempre tengo per Norman Bates, un fratello mancato, un fidanzato mancato, un figlio esasperato dal troppo amore per la madre, deviato e malato, ma terribilmente dolce, la sua maschera è il suo viso angelico e diabolico contemporaneamente. Altri film hanno narrato le gesta di Norman, producendo una saga fino al quarto livello ("Psycho II", "Psycho III", "Psycho IV"), ma naturalmente questa è solo la conferma della ottima riuscita del personaggio, non dei seguenti film. Personalmente mi è piaciuto molto i remake di Gus Van Sant, che come un bravo copista ha riprodotto scena per scena il capolavoro di Hitchcock, l'unico vero omaggio che poteva fare al film e al maestro: "Psycho".

 

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