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Se sei uno di quegli spettatori che ha resistito fino a qui, fino ad oggi, ai richiami delle varie Case di carta o degli Squid Game e no, l'abbonamento a Netflix non lo hai fatto. Se sei uno dei tanti che ancora scanala, zappa e cerca piccole perle nella programmazione televisiva digitale terrestre lineare, soprattutto nelle pieghe dei palinsesti notturni di Iris o di Rai Movie. Se come tanti, tantissimi a dire la verità, anche tu vieni qui da noi a farti parecchi giri tra le pagine della nostra programmazione televisiva tra le sette e le nove di sera per cercare di capire di che materia potrebbe essere fatta la tua serata in tv. Ecco, se sei tu, parte di un numeroso voi che ancora rappresenta la maggioranza (silenziosa?) del pubblico italiano, ad aver resistito fino a qui alle sirene dello streaming a pagamento, se sei tu ad aver setacciato YouTube alla ricerca di cose che altrove non si trovano piuttosto che entrare nelle maglie degli algoritmi di Netflix, di Amazon Prime Video o di Disney+. Se sei tu, se siete voi, allora sappiate che non sarete lasciati in pace, che siete troppo importanti e numerosi perché siate davvero lasciati nella vostra dimensione, che dal punto di vista dei grandi operatori dello streaming a livello globale assomiglia più che altro al barile di olive in cui si nasconde Antonio Farina di Mediterraneo pur di resistere alle lusinghe di un ritorno in patria in un dopoguerra dai contorni misteriosi (e anche perché c'era Vassilissa, ovvio!).

Siete proprio voi, infatti, il target preferito della nuova tendenza dello streaming che si sta affermando con prepotenza anche a livello europeo negli ultimi due anni, quella che si configura vagamente come un ritorno al passato e che prevede la composizione di veri e propri palinsesti, abbastanza simili ai classici canali televisivi gratuiti, ai quali si accede in streaming da smart tv, computer, tablet e smartphone. Una tendenza che proprio in questi giorni viene consolidata dall'arrivo anche in Italia di uno dei più grandi operatori a livello mondiale di questo specifico settore, ossia il gruppo CBS Viacom che con il progetto Pluto.tv ha già conquistato le audience europee di Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna.

Il funzionamento è semplice, ve lo racconto qui. L'acronimo spiega già molto; AVOD, Advertsing Video On Demand. A differenza dello SVOD (consumo di video on demand che ha bisogno di un abbonamento mensile) e del TVOD (noleggio e acquisto di titoli specifici da vedere in streaming) l'AVOD è gratis per gli spettatori. Ovviamente, esattamente come accade con i tradizionali canali televisivi gratuiti, chi guarda si becca anche gli spot pubblicitari che sono l'unica fonte di ricavo e servono per ripagare i costi di acquisizione dei diritti e di tutti i costi di struttura e trasmissione, esattamente come avviene per le televisioni puramente commerciali (la Rai no, lo sappiamo, è un caso a parte).

Se per lo spettatore il concetto è uguale, guardo materiale video senza pagare e in cambio offro il mio sguardo agli spot degli inserzionisti, è importante specificare che invece, se sei un inserzionista pubblicitario, investire su Canale 5 o su, appunto, Pluto.tv può essere molto diverso. Soprattutto perché se investi su Canale 5 non hai modo di decidere davvero quale tipo di spettatori vedranno i tuoi, salatissimi, spot. E in più non hai alcun modo, o modi molto deboli, per misurare eventuali ricadute sul prodotto che stai cercando di far conoscere o semplicemente vendere.

Gli spot visti attraverso le piattaforme, attraverso i programmi o le applicazioni che usiamo per accedervi, hanno il pregio - sempre dal punto di vista dell'inserzionista, badate bene - di poter essere diretti con molta precisione proprio a te, a noi, in funzione dei nostri profili di consumatori. E da lì, grazie all'uso di dati incrociati - che si fondano soprattutto sulle tracce lasciate dalla nostra navigazione sul browser - possiamo anche essere oggetto del cosiddetto retargeting, cioè di messaggi promozionali su prodotti specifici sui quali abbiamo dimostrato interesse di recente. Per questo, quindi, questo genere di iniziative, sebbene sembrino lavorare su forme un po' tradizionali e lineari di consumare materiale video, rappresentano comunque una innovazione nella tipica relazione inserzionista/piattaforma/spettatore.

Detto questo, ho speso un po' di tempo per vedere come sia strutturata Pluto.tv che inizia le sue trasmissioni in Italia proprio oggi. In sostanza la piattaforma si presenta con due modalità di visione, la modalità diretta e la modalita On Demand. Da un lato ci sono una quarantina di canali tematici con una programmazione ad orari prefissati, cosa che permette di fare una cosa molto simile all'antico zapping e che ha la funzione di lanciare lo spettatore direttamente dentro un programma già iniziato - buttando un occhio su prodotti che probabilmente non avrebbe deciso di guardare, su cui non avrebbe esercitato alcuna scelta e che non avrebbe mai cercato - a cui si aggiunge però la possibilità di riprendere la visione dall'inizio, qualora l'oggetto sia risultato di suo gradimento. La maggior parte dei prodotti (film, serie, documentari e programmi tv) sono infatti anche reperibili con la seconda modalità attraverso la categoria on demand, che è strutturata sempre per canali tematici e che invece permette, ovviamente, di avviare un contenuto dall'inizio. Sicuramente un valore aggiunto di Pluto.tv è la possibilità di entrare e guardare con estrema semplicità senza neanche bisogno di registrarsi.

Guardare in maniera un po' approfondita i cataloghi tematici (al momento decisamente non sterminati ma come spesso capita in questi casi i titoli vengono aggiunti praticamente ogni giorno) permette di farsi un'idea abbastanza rapida di cosa possa interessarci. Personalmente ci ho trovato almeno una ventina di titoli ai quali potrei dedicare qualche attenzione, se non dovessi rimarcare la triste assenza di versioni originali e sottotitoli, che per me sono ormai fondamentale discriminante di scelta. In compenso c'è un canale, per ora solo lineare, di cinema italiano, dal quale è possibile aspettarsi anche qualcosa di originale alla luce dello sterminato catalogo della casa di distribuzione che lo dovrebbe alimentare, la Minerva Pictures.

Nello stesso ambito di Pluto.Tv da qualche settimana è nata anche un'altra, più piccola, iniziativa che si chiama Serially e che fa la stessa cosa, nella sola modalità On Demand (senza cioè canali lineari), sulle serie tv offrendole gratuitamente con spot pubblicitari. Sebbene si tratti di un catalogo molto ristretto, al suo interno c'è sicuramente una serie che merita la vostra attenzione perché sono gli unici a mostrare in Italia una recente serie tv britannica intitolata Brassic che è un piccolo gioiello e che è disponibile sia doppiata in italiano che in lingua originale con sottotitoli. All'interno di questi cataloghi gratuiti, a cercare bene, qualcosa si trova quasi sempre.

Pluto.tv e Serially si aggiungono alle iniziative già attive da qualche tempo di VVVVID, Rakuten e Chili e hanno l'obiettivo di traghettare quella parte di audience più resistente al cambiamento verso una modalità di visione che sostanzialmente permetta agli inserzionisti di mirare meglio e con maggiore efficienza i propri investimenti pubblicitari. Mentre però Chili e Rakuten lavorano su titoli di catalogo di facile posizionamento che scontano un certo qual effetto "già visto", personalmente ritengo che questo genere di iniziative possano essere molto interessanti qualora dovessero spingersi, come nel caso di Serially e come affermato nel corso di un'intervista anche dal vicepresidente di Pluto.tv, nel reperimento di materiali meno abusati seguendo logiche più editoriali o di ricerca e con l'obiettivo di accontentare o cercare palati più fini o almeno più curiosi.

Sono vostri questi palati? Siete voi?
Fatemelo sapere, vi aspetto qui sotto, nel mio barile di olive.

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