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Ballad in Blood

Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film

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La recensione su Ballad in Blood

di mm40
2 stelle

Al termine di un'orgia a base di alcol e droga, la mattina dopo Halloween, in un appartamento di studenti Erasmus Amanda, Raffaele e Rudy trovano il cadavere di Meredith. Erano talmente strafatti da non avere idea di chi tra loro l'ha uccisa; per salvare la pelle tutti, decidono di occultare il corpo. (Potrei essermi confuso sui nomi, non ho molta memoria).


“Mi fanno male i capelli” è una battuta che ha totalmente senso in bocca alla Monica Vitti de Il deserto rosso (1964, Michelangelo Antonioni); lasciata sfuggire a mo' di imprecazione alla nervosa ragazzetta cocainomane ninfomane protagonista di questo film, intellettualmente sofisticata quanto un ferro da stiro in ghisa, diventa seriamente imbarazzante: è come sorprendere il chihuahua del vicino a declamare poesie di Prévert. Non ci credi che l'abbia detto, non capisci perché l'abbia detto – e in definitiva sembra quasi un insulto. Basterebbe solo questo dettaglio a squalificare del tutto il ritorno alla regia di Ruggero Deodato, a 11 anni dal film tv Incantesimo 8 (2005) e a ben 23 dall'ultima produzione per il grande schermo, La lavatrice noto anche come Vortice mortale (1993); basterebbe, sì, ma il regista e i suoi cosceneggiatori Jacopo Mazzuoli e Angelo Orlando riescono a peggiorare ulteriormente la situazione imbastendo una storia che fa dell'inverosimile (nei dialoghi, nelle situazioni) e del gratuito (volgarità, scene di nudo) le sue cifre stilistiche. Il tutto ricamato attorno al delitto Kercher, uno dei casi più controversi della Storia della giustizia italiana. Deodato e i suoi, va comunque detto a loro discapito, hanno senz'altro le idee più chiare degli sceneggiatori di Amanda Knox – Murder on trial in Italy (Robert Dornhelm, 2011) e di Amanda Knox (Brian McGinn & Rod Blackhurst, 2016) – da notare come tutti i resoconti di quei fatti mettano al centro un personaggio “innocente”; nonostante l'utilizzo di nomi di fantasia, il racconto di Ballad in blood è decisamente più concreto e più accurato di qualsiasi altro visto fino a questo momento (almeno fino all'eccessivo finale, del resto in linea con i toni del lavoro). Deodato cerca di puntare su ritmo ed exploitation, ma gli anni d'oro del cinema di genere non sono mai stati così lontani; il regista compare anche in un cameo, nei panni di un professore universitario. Ruolino anche per Ernesto Mahieux; Carlotta Morelli è una buona (vale a dire perfida e infida) Amanda, Edward Williams passabile come Rudy, Gabriele Rossi è perfino somigliante a Raffaele, mentre Noemi Smorra è chiamata a (s)vestire i panni del personaggio meno realistico, ma in ogni caso molto marginale nella trama, cioè quello di Meredith. 2/10.

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