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La cura dal benessere

Regia di Gore Verbinski vedi scheda film

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La recensione su La cura dal benessere

di maurizio73
4 stelle

Le commistioni derivative di un thriller fanta-geriatrico sulle Alpi Svizzere: dalla riflessione sulle controindicazioni del potere all'hybris di una ricerca dell'immortalità che genera mostri. Sulle orme di 'Profumo', le contorsioni de 'I Fiumi di Porpora' e l'archetipo gotico dello scienziato pazzo arroccato sul maniero. Durata spropositata.

Incaricato di ricondurre a New York l'amministratore delegato di una società di Wall Street nell'imminenza di una importante fusione, il giovane e arrivista Lockhart si reca nel remoto ed isolato centro termale svizzero dove questi si è rifugiato, ma si rende ben presto conto che quello che sembrava un esclusivo sanatorio per clienti facoltosi, nasconde in realtà un orribile segreto legato alla macabra leggenda del castello che lo ospita ed al suo enigmatico proprietario.

 

locandina

La cura dal benessere (2017): locandina

 

Le commistioni derivative di un thriller fanta-geriatrico sulle Alpi Svizzere: dalla riflessione sulle controindicazioni del potere all'hybris di una ricerca dell'immortalità che genera mostri. Sulle orme di Profumo, le contorsioni de I Fiumi di Porpora e l'archetipo gotico dello scienziato pazzo arroccato sul maniero. Il baraccone dagli scenari mozzafiato e dalle scenografie barocche rappresenta la lussuosa cornice per un quadro a tinte fosche narrativamente prolisso e pieno zeppo di scopiazzature: come trasferire la catena di montaggio di corpi a buon mercato di Michael Chricton (Coma) in un maniero asburgico (Gli orrori del castello di Norimberga) per facoltosi rincoglioniti che disdegnano climi più caldi e sottoporli all'inconsapevole salasso canadese di David Cronenberg (Shivers), inebetendoli a furia di regressioni sensoriali nelle flotation tanks di Ken Russel (Altered States) e sottopenendoli alle discutibili cure odontoiatriche di Brian Yuzna (The Dentist). Insomma fantasia zero e vaneggimenti a iosa per un film che si affida al volto infantile di un Dane DeHaan che perde i denti da latte (nel senso che il dente che perde, l'infermiera lo mette nel latte, sic!) ed alla maschera di cera di un Jason Isaacs che non sa tenere la patta chiusa in presenza di consanguinee e si diletta con rudimentali sperimentazioni genetiche su teleostei rettiliformi manco fosse la copia cattiva di Michael Fassbender in Alien Covenant. Confezione patinata, ritmo piatto e soluzioni telefonate per un polpettone indigesto dalla durata spropositata. Bella la Goth, ma è troppo insipida: come la classica particella di sodio smarrita in un mare di acqua oligominerale.

 

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