Regia di Roger Corman vedi scheda film
Giusto tre anni antecedenti all’uscita del cult "Easy Rider", Roger Corman, già qualificato per il suo cinema indipendente fermamente di nicchia, realizza un biker-movie in cui vorrebbe fare risplendere tutto il fascino ed il senso di emancipazione di questa sub-cultura fuorilegge duramente imposta contro il sistema e l’ordinarietà della monotona vita quotidiana di chi non ne fa parte. Regolamenti di conti a suon di cazzotti, molestie (due scene sfiorano la violenza carnale ed in una ci si arriva pure) e assalti a gang rivali fanno parte delle abitudini di questo feroce club di briganti, tra fiumi di birra e gare clandestine su due ruote. Non ci si annoia di certo, e la camera di Corman incornicia le pose migliori di Peter Fonda e Bruce Dern mentre si dilettano senza sosta fra queste scelleratezze, almeno finché uno dei membri non ci lascierà la pelle: i dialoghi e la sceneggiatura sono ai minimi comun denominatori, e va bene così (Nancy Sinatra, per esempio, altra figlia d’arte integrata nel gruppo, non si ostenta in elucubrazioni particolarmente marcate) ma il problema è che nessuno va oltre il suo bozzettismo di grana grossa, ed il plot non decolla sul serio. La struttura narrante è ripetitiva e l’esame sull’oggetto preso in questione (la scelta ad una sopravvivenza priva di convenzioni, che negli anni ’60 aveva ancora qualche tabù) si presenta solo rudimentalmente. Belle musiche però (e avvenenti pollastre nella banda degli Angels).
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