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Paris Follies

Regia di Marc Fitoussi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paris Follies

di hupp2000
8 stelle

Seconda collaborazione di Isabelle Huppert con il regista Marc Fitoussi. Dopo la commedia "Copacabana" del 2010, un dramma coniugale di buona fattura, con una convincente e intensa prestazione del coprotagonista Jean-Pierre Darroussin.

Quattro anni dopo la riuscita commedia “Copacabana”, nel quale Isabelle Huppert recita al fianco della propria figlia Lolita Chammah, Marc Fitoussi torna a dirigere la diva francese in un film forse meno spigliato, ma molto più approfondito nell’osservazione dei due protagonisti che mette in scena.

 

I coniugi Lecanu sono proprietari di uno splendido allevamento bovino in Normandia. Roba da salone dell’agricoltura, con vasti pascoli ed esemplari da mostre zootecniche. Xavier (Jean-Pierre Darroussin) è un uomo onesto, ama il suo lavoro, è premuroso quanto affettuoso nei confronti della moglie Brigitte (Isabelle Huppert). Quest’ultima, però, ha cominciato ad interrogarsi sulla sua vita coniugale, certamente stabile, ma che somiglia sempre più al “ritornello” evocato nel titolo. Nel corso di una festa in un casale vicino, incontra un giovane parigino che non sembra insensibile al suo fascino, a dispetto della maggiore età. Con il pretesto di una visita dermatologica, Brigitte si reca nella capitale per incontrarlo, resta fortemente delusa dal carattere e dai comportamenti del giovane e la relazione termina prima di qualsivoglia preliminare. Dal canto suo, Xavier, restato in Normandia a combattere con mucche, tori e quant’altro, scopre che l’appuntamento della moglie con il dermatologo era una menzogna. Salta in macchina, sale a Parigi (in francese “si sale” a Parigi anche se si viene da Nord – n.d.a.), si apposta presso l’hotel in cui alloggia Brigitte e si mette a pedinarla. La coglie in compagnia di un dentista danese. Tanto gli basta. Fa dietrofront e se ne torna a casa. Effettivamente, un fugace quanto insignificante tradimento c’è stato, ma il soggiorno nella Ville Lumière è terminato e Brigitte torna dal marito. I due non dicono una parola sull’accaduto e la vita riprende come prima… forse meglio di prima. Il recupero di un amore autentico e profondo quanto umano e vulnerabile, può imboccare vie traverse e inattese.

 

Assecondato dall’indovinato accoppiamento Isabelle Huppert/Jean-Pierre Darroussin, Marc Fitoussi realizza un film movimentato anche se intimista, parla di emozioni forti e di dubbi, non alza mai la voce e affida al talento dei suoi attori il compito di suscitare nello spettatore una sincera empatia. Isabelle Huppert mette da parte i ruoli trasgressivi e/o inquietanti, nei quali eccelle e ai quali ci ha abituati lungo tutta la sua carriera, per dare vita ad un personaggio complesso, trasgressivo più nelle intenzioni che nei fatti, una donna in preda al dubbio, ma in fin dei conti soddisfatta delle sue scelte, della sua vita familiare e del rapporto con il marito. Vederla spaesata a Parigi è quasi un controsenso, ma funziona perché, come è noto, Isabelle Huppert è una delle attrici più polimorfe dei nostri tempi. Al suo fianco, un altro mostro di  bravura, un Jean-Pierre Darroussin coinvolgente e intenso nella parte di un uomo ferito, che scopre improvvisamente il suo debito di attenzione e premura nei confronti della moglie, un debito maturato nel corso di anni di convivenza certamente pacifica e solidale, ma offuscata dalla passione per il suo lavoro.

 

Attraverso uno stimolante andirivieni tra i prati normanni costellati di sontuose mucche e i raffinati ambienti della Parigi di oggi, Marc Fitoussi (regista e sceneggiatore) mette in scena un racconto di notevole spessore psicologico, arricchito da dialoghi semplici ma scritti in punta di penna.

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