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La prigioniera

Regia di Henri-Georges Clouzot, Robert Ménégoz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La prigioniera

di zombi
6 stelle

l'occhio e i tranelli in cui cade o vuole cadere. dettagli su delle mani che scopriremo appartenere a stan, che giocano con bambole dalle sembianze femminili. tra di esse una molle di gomma che lui muove sensualmente, un fantoccio di legno in posizione inginocchiata come in punizione(con le mani dietro la schiena ma non legate) e diverse altre gettate in un contenitore. stan è un gallerista specializzatosi in arte moderna che lui considera ad uso e consumo di tutti e quindi a disposizione di tutti, massificata. contrattualizza gli artisti come disegnatori di oggettistica per casa. tra di essi c'è gilbert sposato con josee. e sarà proprio quest'ultima a subire il fascino di stan in un vortice di desiderio che la piccolo-borghese josee(così viene etichettata da stan) tesse come una ragnatela intorno all'uomo quasi senza che costui se ne accorga. quando però una fotografia scattata in posa affettuosa trovata nel soprabito di josee, la farà abbandonare in preda all'orrore da sola e senza soldi in un albergo di provincia, tutto il castello di plexigas e specchi cadrà rovinosamente smascherando il semplice desiderio di appartenenza all'altro dietro una facciata finta di trasgressione e perbenismo al contrario. perchè se anche stan non obbliga josee a far parte dei suoi set fotografici arty-porno-soft, la donna sentendosi etichettare nel 1968 come piccolo-borghese dopo che il marito l'ha appena tradita per interesse personale e professionale con una giornalista del settore artistico, cede al suo bisogno di indagare un lato di sè che non pensava assolutamente di nascondere. disgusto e schifo nel vedersi usata ma più che altro nello scoprire che tutto ciò le provoca del piacere. prigioniera di un ordine mentale cominciato con una promessa matrimoniale buttata al macero dal marito quasi per divertissement, traghettata dalle idee di libertà degli anni sessanta, ma fondamentalmente legata a doppia mandata ad una semplice idea di amore(e non per questo piccolo-borghese anche se quegli anni stigmatizzano il concetto), la donna si sente stritolata in una strada senza uscita tentando il suicidio per disperazione. il film è forse più interessante nelle intenzioni e nei concetti che nella realizzazione, anche se l'utilizzo della musica, delle installazioni artistiche come effetti speciali e di laurent terzieff nel ruolo di stan lo rendono melodrammaticamente interessante. a tratti un pò lento e noioso. forse sente un pò il peso degli anni.

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