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Anni ruggenti

Regia di Luigi Zampa vedi scheda film

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La recensione su Anni ruggenti

di mmciak
8 stelle

"Gli Anni ruggenti" diretto nel 1962 da Luigi Zampa,
devo dire che a mio parere è strepitoso.

La storia si svolge in una cittadina
imprecisata del meridione dove Omero Battifiori,
giovane assicuratore di Roma che crede nel fascismo,
arriva sul posto durante il suo "giro" professionale,
e lo scambiano come gerarca per un'ispezione teoricamente segreta.

Il Film si colloca nel filone della "Commedia all'Italiana",
dove Luigi Zampa era un esponente di spicco e realizza
un prodotto cattivissimo e amaro di quella Italia fascista
degli anni '40 e con la metafora della commedia fa una
critica feroce del ventennio fascista.

La pellicola si avvale di una sceneggiatura robusta
e solida dove hanno collaborato oltre al regista
Ruggero Maccari e Ettore Scola (soprattutto sui dialoghi),
su un soggetto di Vincenzo Talarico e Sergio Amidei
che si ispira vagamente a "L'ispettore generale" di Gogol,
e grazie a questo funziona come un orologio,
anche per una regia attenta agli eventi e calcolata
al millimetro.

La parte del leone la fa un grandissimo Nino Manfredi,
che fino all'ultimo non si rende conto dell'equivoco,
fino a quando va nei quartieri poveri e la sua
fede fascista vacillerà,fino al discorso
memorabile alla festa di fidanzamento con
Elvira,ma anche un enorme Gino Cervi
(il padre di Elvira) nella parte del podestà Salvatore Acquamano,
è un personaggio che ruba la scena.

Ma diciamo che tutta la direzione degli attori
è ottima dove spiccano un giovane e strepitoso Gastone Moschin,
che nella parte del fascista è credibile,
Salvo Randone e le splendide Angela Luce
e Michèle Mercier.

Invece nel Cast tecnico segnalerei
le bellissime scenografie di Piero Poletto,
che danno un contributo altissimo per la
ricostruzione dettagliata del periodo
e la suggestiva fotografia in bianco e
nero di Carlo Carlini.

In conclusione un buon Film
tra i migliori del filone dove
Zampa non realizza solo una commedia
che va sulla farsa ma sulla critica
di quella Italia degli anni '40
che credeva a un illusione,ma una
descrizione dell'altra realtà del ventennio fascista
come anche dei lati nascosti nascosti come gli
imbrogli e le speculazioni sulla povera gente,
evitando "l'Happy End" con finale amaro e malinconico,
e lo fa con passione e sincerità centrando in pieno il
bersaglio.

Il mio voto: 8.

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