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Palombella rossa

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Palombella rossa

di ligeti
8 stelle

Palombella rossa è un film riuscito nonostante tutti i suoi limiti. È un’opera autobiografica, con tutti i limiti delle opere autobiografiche, a partire dalla diffusa ma erronea convinzione per la quale le proprie ossessioni personali divengono automaticamente collettive nel momento in cui si fanno pellicola. È un film politico, con tutti i limiti di quei film che, scegliendo di parlare di politica (mezzi) anziché degli ideali (fini) che della politica dovrebbero costituire il vero e proprio cuore pulsante, si impegnano politicamente in modo forse fin troppo diretto. È addirittura un film sportivo, con la pallanuoto che può essere considerata di diritto la vera protagonista del film. Ecco, dall’accostamento di queste tre anime — autobiografica, politica e sportiva — nasce tuttavia un film così inconsueto da risultare a tratti quasi misterioso, e sicuramente unico e inimitabile. Michele Apicella è un funzionario del PCI che in seguito ad un incidente stradale si ritrova senza memoria. Il film si sviluppa intorno a una partita di pallanuoto (sport praticato sin da adolescente dal regista) in cui il protagonista cerca di ritrovare la memoria perduta attraverso un riaffiorare di ricordi confusi e ed una realtà che non riesce a comprendere o nella quale non si riconosce. Mentre la partita continua, nelle pause ai bordi della piscina parla con varie persone, tra cui un giovane cattolico assillante, che lui respinge costantemente (ma oggi forse Moretti non lo farebbe più? vedere l’ultimo Habemus Papam), e una giornalista che lo intervista su argomenti politici, esasperandolo con le sue frasi fatte. Nelle vesti di elegante deputato si vede partecipare a “Tribuna Politica”, cercando di ripetere però sempre i soliti slogan nei quali ormai non crede più nemmeno lui stesso. Il tema di Palombella rossa (nella pallanuoto, la “palombella” è un tiro insidioso, lento, a parabola che può sorprendere il portiere fuori dai pali) è la crisi ideologica della sinistra italiana durante la fine dei due blocchi, simboleggiata qui dalla perdita di memoria del protagonista, metafora dell’identità perduta da parte del vecchio Partito Comunista Italiano: siamo diversi, ma uguali agli altri. I ricordi d’infanzia, le prime azioni politiche rievocate attraverso il suo cortometraggio d’esordio La sconfitta (1973), il rapporto con la figlia Valentina (interpretata da una tredicenne Asia Argento), Il dottor Zivago: per Nanni Moretti, vita privata, cinema ed impegno politico coincidono e si sovrappongono l’un l’altro. Lo vediamo sullo schermo in un film in cui le numerosi e palesi metafore — a partire dalla squadra-partito che gioca un campionato destinato ad essere perso proprio per colpa di Apicella, per aver troppo elucubrato sul come realizzare il rigore decisivo —  funzionano proprio perché non appaiono quasi mai forzate: lo spettatore può darne, a suo piacimento, una lettura letterale o figurata. Palombella rossa vanta, come sempre in Moretti, alcuni dialoghi e sequenze entrati nell’immaginario collettivo («Ma come parla? Le parole sono importanti!»), ed un finale tanto teatralmente stilizzato quanto tristemente profetico. Anche se il film soffre di una staticità che non si ritrova in altre opere del regista, ad esempio nel successivo Caro diario (1993). Prima collaborazione di Moretti con Silvio Orlando e bella colonna sonora di Nicola Piovani. VOTO: 3,5/5

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