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Un angelo, un amore

Regia di Franziska Meyer Price vedi scheda film

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La recensione su Un angelo, un amore

di Maciknight
4 stelle

Commediola per famiglie, da vedersi in periodo natalizio, finalizzata a far emergere il romanticismo latente ed il buonismo artificialmente indotto. Ideale per i new age conclamati che potranno vedere frotte di angeli burocratizzati che vorrebbero ridivenire o divenire umani

E’ un filmetto di buoni sentimenti ideale per le festività natalizie in cui il buonismo prospera perché pompato artificialmente come substrato al rituale consumistico. Non è malaccio come trama, seppur banale e scontata, contiene qualche nota poetica e delicatezza narrativa che lo rende fruibile nonostante si basi su stereotipi ed ipotesi di assoluta mediocrità. Come la concezione degli angeli, in pratica antropomorfi in toto, anche nell’organizzazione delle loro funzioni, simili ad una agenzia pubblica statale, con il solo valore aggiunto di un maggior buonismo e motivazione, ma con le stesse carenze, problemi di budget, carriera, frustrazioni, disorganizzazione, ecc.. L’angelo che si innamora della terrestre cieca e che vuole divenire uomo per poterla amare con tutti i crismi, è una storia non nuova, solo che in questo caso è troppo banalizzata, l’angelo è tratteggiato in maniera troppo stupida (un imbranato totale, che contrasta anche con il suo ruolo angelico che parrebbe di prestigio) per avere una qualsiasi credibilità narrativa nel contesto della trama. Anche la dinamica dell’incontro e dello sviluppo del loro rapporto è troppo affrettato, approssimativo e superficiale. La superficialità è compensata parzialmente dalle note poetiche cui ho già accennato, integrate da trovate umoristiche e paradossali, che riescono a catturare lo spettatore fino alla fine, essendo già ben disposto dal periodo natalizio in cui solitamente il filmetto viene trasmesso, meglio se di notte, così il senso critico si attenua ed il film viene meglio apprezzato, dando spazio ai migliori sentimenti che spingevano per emergere (romanticismo latente). Scordiamoci però qualsiasi profondità di vedute nella concezione della dimensione angelica e trascendentale, siamo a livelli culturali da oratorio adolescenziale con una supervisione da burocrate statale in pensione, il parroco ed i suoi collaboratori ed animatori (leggasi gli autori) non erano di scuola gesuitica.

 

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