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Genova a mano armata

Regia di Mario Lanfranchi vedi scheda film

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La recensione su Genova a mano armata

di mm40
2 stelle

A mano armata c'erano già state Roma (Lenzi, 1976) e l'intera Italia (Girolami, 1976: entrambi usciti prima di questo film di Lanfranchi); Milano (Caiano, 1976), Roma (Girolami, 1975), Napoli (Lenzi, 1976) e successivamente anche Torino (1977) erano violente; quest'ultima era anche nera per Lizzani nel 1972. E l'elenco potrebbe ancora continuare a lungo. Certamente fra i pregi del polizi(ott)esco non c'è mai stata l'originalità, come dimostrano anche le rapide scadenze delle uscite di queste pellicole prodotte a costo quasi zero (e spesso premiate da discreti exploit al botteghino) e in maniera seriale fin dai titoli; qui il semisconosciuto Lanfranchi scrive e dirige un giallo piuttosto violento - e anche qui mancano le novità - caratterizzato da una vasta presenza di sparatorie e, soprattutto, dallo scarso mestiere della confezione. Lanfranchi, regista Rai specializzato nell'opera, tentò (invano, a essere sinceri) la strada del grande schermo verso gli anni '70, firmando anche qualche commediola e un western, tutte opere passate inosservate nonostante la presenza, quasi sempre, di qualche attore affermato nel cast. Qui tocca ad Adolfo Celi, già in Sentenza di morte (1968), esordio nel cinema a soggetto per Lanfranchi; ma al fianco di Celi i nomi non sono dei più noti, a partire dal pur apprezzabile protagonista Tony Lo Bianco (anche fra i protagonisti de Il braccio violento della legge, William Friedkin, 1971: uno dei film cui solitamente si attribuisce la paternità del filone poliziesco italiano). Non delude neppure la colonna sonora di Franco Micalizzi, ma il basso budget a disposizione traspare tutto e le dubbie capacità del regista nelle scene di azione sono di un certo impaccio; infine è davvero minima la presenza della città di Genova, citata piuttosto a sproposito nel titolo: potremmo essere realmente ovunque. La bella Maud Adams era comparsa anche in 007, l'uomo dalla pistola d'oro (Guy Hamilton, 1974). 2/10.

Sulla trama

Troppo violento per restare nel corpo di polizia, si mette a fare l'investigatore privato; indagando su un rapimento finisce a smantellare un narcotraffico di enorme portata, ma a mettergli i bastoni fra le ruote c'è anche un invidioso commissario.

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