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Codice Genesi

Regia di Albert Hughes, Allen Hughes vedi scheda film

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La recensione su Codice Genesi

di gerkota
7 stelle

NEI CINEMA ITALIANI DAL 26/02/2010

VISTO AL CINEMA

 

C’è un messia post-nucleare che non è un nuovo Gesù Cristo, ma un semplice messaggero, solitario, guerriero, spietato e immortale, perché, proprio come Gesù secondo le sacre scritture, è sostenuto e guidato dalla volontà di Dio. Il suo messaggio è contenuto in un libro, il Libro, destinato a ciò che resta di un’umanità devastata da una guerra immane e da un clima letale causato da un gigantesco buco nell’ozono. In un mondo in cui il denaro non esiste più e il baratto è l’unico sistema di scambio di beni, un bicchiere d’acqua vale quanto ai nostri giorni un calice di Château Margaux del 1986. L’uomo è tornato quasi a uno stato primitivo, senza sostentamento e senza morale. In questo sfacelo, cattiveria e dispotismo sono le qualità che garantiscono la sopravvivenza meno miserevole.

 


Il genere apocalittico nella storia del cinema non è certo un’invenzione recente, ma si può dire che negli ultimi venticinque anni circa sia andato davvero di moda fra registi di diversa abilità e oculatezza e, proprio per questo, è divenuto anche un terreno sconnesso e difficile da percorrere senza rischiare di mettere il piede clamorosamente in fallo. In un simile paesaggio questo Codice Genesi (accettabile variazione dell’originale inglese The Book of Eli) dei fratelli Albert ed Allen Hughes (Alpha - Un'amicizia forte come la vita nel 2018), si merita un posto di riguardo, soprattutto per la misura e allo stesso tempo il ritmo e la tensione che regala in particolare nella prima parte, in cui lo script presenta lo scenario di una Terra davvero malridotta e un protagonista accattivante, personificato da un ispirato Denzel Washington (ottimo anche in End of Justice - Nessuno è innocente, 2017). Il suo Eli sembra vagabondare senza meta in questo mondo inospitale, ma in realtà ogni suo passo e ogni sua azione lo avvicinano sempre più allo scopo superiore cui è vocato. In questo differisce molto dal personaggio di una pellicola del 2009, per certi versi molto simile: The Road (di John Hillcoat con Viggo Mortensen) in cui, invece, il personaggio principale sembra essere sconfitto in partenza, in balia degli eventi e senza alcuna meta.

 


Sulla strada di Eli non mancano ostacoli ingombranti e pericolosi. Primo fra tutti il malvagio è illuminato ex prete Carnegie (un sempre efficace Gary Oldman, che dovremmo rivedere al cinema in La donna alla finestra, se e quando le sale saranno riaperte dopo il look-down da Covid-19), che brama entrare in possesso proprio del Libro custodito graniticamente da Eli. Circondato da una ciurmaglia di avanzi d’umanità, farà di tutto per far fuori il Nostro e impadronirsi del volumone che, a suo dire, contiene le inimitabili indicazioni per dominare su ogni cosa. Al fianco dell’eroe si schiera la giovanissima e avvenente Solara (Mila Kunis, momento di gloria per lei nel 2010 con la parte ne Il cigno nero).

 


Il film, in particolare in un ‘secondo tempo’ più commerciale, non rinuncia a scene da puro action-movie con tutte le scivolate del caso e con molto di già visto e di prevedibile. Ma si mantiene dignitoso e godibile fino a un finale abbastanza originale. Lo consiglio ai fan di Washington e del genere ‘fine del mondo’. Voto 7,2.

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