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Una soluzione razionale

Regia di Jörgen Bergmark vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una soluzione razionale

di elendill
8 stelle

Sono seduti tutti e quattro in cucina, lui, lei, l’altra, l’altro (e non si può dire con precisione dire chi è chi), e si scrutano con aria imbarazzata. Erland spia le varie reazioni con un controllato nervosismo mentre espone, come un matematico giunto alla conclusione di un teorema, il verdetto. “Riusciremo a risolvere la situazione. Dobbiamo solo trovare una soluzione razionale.”
A dispetto del titolo ‘ragionato’, un film sull’amore e sulle sue diverse forme, sull’impossibilità di prevederne l’agire, sull’imprevedibilità di tempi e luoghi del manifestarsi, sulla rinascita dalle sue ceneri. L’amore tra coniugi che è un riparo confortevole e confortante, ormai consolidato, un affetto che non si basa più tanto dei sensi quanto sul legame reciproco; l’amore come fortissima amicizia, come approdo in un’insenatura da cui riaffacciarsi alla vita e riprenderne le redini; e l’amore come passione ardente, che deflagra e si divora tutto il resto.
Ed è proprio l’espressione più primitiva e irragionevole dell’amore che Erland tenta di arginare, sgomento. Come può permettere un uomo intelligente e pragmatico come lui, che quel sentimento non voluto e non cercato, puramente fisico e semplice capriccio di endorfine, stravolga così prepotentemente un’esistenza che precede serena, senza scossoni, con equilibrio e ponderazione, e un rapporto non banale e raziocinante?
Proprio la razionalità, su cui Erland e la moglie May (ma soprattutto lui, mentre lei ammette con disarmante spontaneità di essere ancora “innamorata di lui”) hanno costruito il loro lavoro, la loro mentalità, la loro etica, viene evocata come ancora di salvezza da quell’ignoto tornado, selvaggio e fastidiosamente ancestrale. Ma l’amore è proprio l’unico spasimo, l’unica causa ed effetto che non può essere imbrigliata né tantomeno sottomessa, pur con tutte le buone idee, intenzioni e ragioni (appunto).
Jorgen Bergmark confeziona un vero gioiello, che nello svolgersi ironico e penetrante di dati-ipotesi-tesi sconcerta, diverte, allarma e infine commuove: mai una sbavatura, mai una scena o una frase di troppo o di meno, con interpreti perfetti e ‘normali’, che danno il meglio di sé lungo tutta la vicenda ma soprattutto nel dolcissimo finale, quando Erlan si abbandona alle lacrime mentre Karin lo osserva senza mostrarsi, spaesata quanto lui, e si allontana con le pantofole di May ai piedi; e così i due, incerti e esitanti, si preparano ad affrontare il nuovo volto delle cose, in un appartamento che pare svuotato di tutto. E dall’altra parte Sven-Erik, pacificato, negli occhi la catarsi prodotta dal “miracolo” di un amore finalmente accolto e una consapevolezza di sé pronta a vivere dopo la scoperta inattesa di essere ancora in grado di seguire l’istinto di sopravvivere; e May, anch’essa sorridente mentre si affaccia ad un nuovo corso, inondata di luce e gli occhi che baluginano profondi.

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