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L'umanità e i palloni di carta

Regia di Sadao Yamanaka vedi scheda film

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La recensione su L'umanità e i palloni di carta

di OGM
8 stelle

Un racconto dalla semplicità disarmante, eppure così crudelmente amaro. Un antico scorcio di Giappone, in cui il più grande valore è la dignità, la peggiore sventura la perdita di quest’ultima. Il potere gode di privilegi e compie soprusi, ma la gente comune è capace di costruirsi un mondo a sé, vivace e completo di ogni cosa, dagli istinti primitivi ai sentimenti più elevati, dal piacere di far baldoria insieme all’impegno di aiutarsi nel bisogno. L’unione è la forza che fa esistere e crescere un intero universo umano al di sotto della rigida struttura delle caste, creando una trasversalità che si manifesta, in superficie, nella convivialità, e, in maniera più profonda, nello spirito solidale. Il microcosmo formato dagli inquilini di un piccolo e modesto complesso abitativo rappresenta, rispetto ai modelli e ai costumi della nobiltà, una sorta di infanzia della società, in cui le persone si mescolano senza problemi, ed appaiono eternamente giocherellone, sia che si tratti di brindare col saké, sia che si tratti di organizzare una bisca clandestina. Il denaro è un accessorio gradito,  ma passa in  secondo piano rispetto ai cibi, agli oggetti, ai sogni che con esso si possono comprare, e che i venditori ambulanti vanno offrendo per la via: pesci rossi, spaghetti, ricambi per pipe. L’anima è quella di un mercato rionale, in cui la coralità fa chiasso e disperde il dolore, annegandolo nell’allegria di una festa di piazza. In quegli appartamentini divisi soltanto da una parete di legno o da una sottile striscia di terra battuta, la discrezione è un concetto sconosciuto, e la vera intimità è pressoché impossibile: la solitudine, il silenzio e il buio sono soltanto quelli in cui si consumano i gesti estremi, gli addii a quelle vite che il senso dell’orgoglio fa apparire inaccettabile. Il disonore si lava col sangue, secondo la gloriosa tradizione dei samurai, che permea la morale di tutta la popolazione: la rispettabilità è un principio sacro, radicato nella coscienza, e del tutto indipendente dalle logiche di casta, che, ad esempio, rendono inopportuno il matrimonio tra la figlia di un commerciante ed un membro dell’aristocrazia. Il decoro è fatto di una bellezza sobria e leggera, come quella di un palloncino di carta confezionato a mano; e si esprime nella delicatezza di un’autodifesa  che si astiene dalla ribellione violenta per far leva sulle risorse individuali di volontà, fantasia ed intelligenza. L’ultimo film di Sadao Yamanaka contrappone, ad un’autorità feudale arrogante ed ottusa, un esercito di poveri diavoli gustosamente ruspanti nei modi, eppure pregevolmente raffinati nel rapporto con le quotidiane difficoltà del vivere. Il loro ambiente è un variopinto teatrino che può degnamente ospitare un dramma romantico, un’avventura cavalleresca o una tragedia classica. La sofferenza abita in mezzo a quei ronin, quegli artigiani, quelle casalinghe come in un castello da favola, ammantandosi della leggendaria grandiosità della disperazione che sfida apertamente il destino, fino a gettarsi tra le braccia della morte. 

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