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I tredici figli del drago verde

Regia di Chang Chen vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I tredici figli del drago verde

di Neve Che Vola
6 stelle

Fra i suoi 13 figli, il Gran Kan non annovera neanche una figlia, una dico, almeno una!, per cui sono stato costretto a seguire il film concentrandomi sulla trama, e sugli altri elementi, anzichè sul mio preferito. Eh si, perchè per me un film di kung fu (li chiamo tutti cosi', che siano Wuxia o quant'altro) vale solo se l'eroe è un'eroina.

A causa della natura coreografica dei combattimenti, il film di arti marziali mi sembra più adatto alle donne che agli uomini, o almeno unisex. Inoltre, non c'è solo la questione delle coreografie, ma anche l'associazione fra arti marziali e sviluppo interiore, visto che è questo che perseguono dichiaratamente. Quindi, se è questione di sviluppo interiore, e non solo di forza fisica, una donna può benissimo competere con un uomo, e non sfigurare nel confronto in un combattimento.
L'innata tendenza a sconfinare nel fantastico del martial art movie, dove spesso le leggi di gravità sembrano non esistere, completano l'opera a favore della donna.

Comunque, il film non mi sembra granchè, inizia e finisce con una musica che tenta di imitare quelle dei films western, ma ci sono cose davvero incredibili: per esempio, uno dei tredici figli, viene convinto da due dei suoi fratelli a farsi legare a terra con alcune scuse ai confini della realtà, almeno per un occidentale, per accorgersi dell'inganno solo quando cinque cavalli ne dilaniano il corpo tirandolo in cinque direzioni diverse (la scena è piuttosto truculenta)...

Ecco le idee, che condivido, del regista Ho Meng-Hua:

"(...) Le donne non sono nè intellettualmente nè fisicamente inferiori agli uomini. Forse sono addirittura superiori ed il gong-fu ne fornisce la prova.
Col gong-fu una donna piccolina può mandare a gambe all'aria un gigante. Senza perdere nulla della sua grazia, della sua dolcezza, anzi rendendola più conturbante.
Cosi', quando Cheng Pei-Pei, cioè l'attrice migliore che il cinema hongkonghese abbia mai avuto, mi chiese di prepararle un buon film, io pensai ad un soggetto dove il cavaliere invincibile fosse lei.
Poi lo proposi a Run Run Shaw che ne fu entusiasta: nel cinema e nel teatro cinese, il protagonista principale è sempre stato una donna.
Chiamai quel film Lady Hermit e dipinsi un personaggio  completamente diverso dall'amazzone o dalla virago. dipinsi una donna che s'innamore, che soffre, che ricama fiori delicatissimi, che accarezza dolcemente il suo gatto, che sorride con civetteria all'uomo che ama.
Poi sradica alberi, trasporta i tronchi sulle spalle e si costruisce una casa, affronta da sola cento mascalzoni armati fino ai denti, distrugge a ammazza il Cattivo Principale. Beh, credo che ne sia uscito un personaggio squisito, soprattutto grazie a Cheng Pei-Pei, che è una grande ballerina e che nel gongfu è riuscita a mettere l'eleganza che il gongfu deve avere. I suoi balzi son voli d'angelo. Le sue capriole sono tenerezze di un gatto. E, quando usa la spada trinciando teste e piedi, sembra una dea vendicatrice (...).
(intervista a Ho Meng-Hua, in La lotta che uccide, pag.33, citata nel libro di R.Esposito "Il cinema del kung fu" a pag.110)

Nel western, le cose sono più difficili, e solo in rare occasioni le cowgirls abili con la pistola sono credibili. Nel film d'avventura, le cose non sono molto diverse: l'uomo ha una struttura fisica superiore, ed è una vera impresa rendere credibile (a meno che non si operi un innesto con il film di arti marziali) una donna che mena non uno o due uomini (già improbabile), ma addirittura trenta o quaranta alla volta! Questo non credo sia offensivo verso le donne, sarebbe come se l'uomo pretendesse di essere credibile se fosse mostrato mentre riesce a menare trenta o quaranta gorilla, quando uno solo, con una sola mano, potrebbe probabilmente stritolare l'uomo più forte del mondo.

Ecco alcune dichiarazioni di Chang Cheh, il regista di I 13 figli, che condivido meno, ma che giudico interessanti:

"Viviamo in una società molto depressa, in un'epoca molto depressa, e i film della violenza si addicono alla nostra epoca, alla nostra società. ci sentiamo insicuri, senza speranza, e l'esibizione di forza che c'è in questi films ci dà come sicurezza, speranza.
Voglio dire che in ciascuno di noi c'è il bisogno di esplodere e, per soddisfare tale bisogno, vi sono soltanto due cose: il sesso e la violenza (...).
C'è altro, però. C'è il fatto che chiunque non sia al potere odia il potere e tende a ribellarvisi. non ci riesce, ne è impedito dalle leggi, e si arrabbia. Per calmare la rabbia, per dimenticare la sua impotenza, va a vedere films dove l'oppresso spacca tutto e finisce con lo sgozzare colui che rappresenta il potere.
(...) ogni settimana presento me stesso come un venditore di violenza. Un commerciante di violenza. Non mi giustifico nemmeno: non credo che la violenza debba sempre essere condannata (...).
(...) Io non ho mai progettato le inquadrature dei miei film (...) ignoro totalmente la ricerca storica sulla verosimiglianza dei costumi e delle pettinature, li scelgo secondo il mio gusto personale; secondo la mia opinione, ognuno dovrebbe fare ciò che gli fà piacere fare."
(Chang Cheh, da Zhang Che on Zhang Che: an interview, in Influence Magazine, n.13, Taiwan, Aprile 1976, pag. 11-27, citato nel libro di R.Esposito "Il cinema del kung fu" a pag.106)
 
Stavo parlando con un amico di A Touch Of Zen , il film di King Hu con protagonista appunto una ragazza, l'attrice Feng Hsu, quando mi sussurrò :"Bella, eh, quando combatte con i capelli sciolti nel vento?"

La mia predilezione personale per la kung fu-girl ha anche altre motivazioni.
La ragazza che sà difendersi col kung fu rappresenta anche una specie di incarnazione della debolezza che si prende una rivincita sulla prepotenza, il che riguarda un pò tutti, specie le persone più miti.
Mentre le storie di vendetta in sè stesse possono dare soddisfazione perchè mostrano la persona comune che finalmente mette k.o. il potere ingiusto, la kung fu girl incarna in sè stessa questa rivincita, visivamente.

In certo qual modo, mi viene da pensare che un uomo dovrebbe aspirare ad essere proprio come loro: unire forza e gentilezza, seguendo una sequenza ben precisa. Prima, la gentilezza, dopo, la forza al servizio della gentilezza. In questo senso, visivamente, la ragazza incarna prima la gentilezza (visto che il contatto visivo è immediato), ed in secondo luogo la forza.
Purtroppo, questa sequenza non è rispettata comunemente, in quanto prima viene la forza, poi il sorriso verso gli sconfitti!

Quando ripenso alla mia vita, noto che tutte le persone che ho davvero ammirate sono state quelle che possedevano grande forza, possibilità, ricchezze, ma che mettevano questa forza al servizio della Gentilezza.

Naturalmente il significato è simbolico, non vedo perchè un uomo dovrebbe sentirsi in inferiorità di fronte a figure simili, dovrebbe invece ispirarsi a queste interiormente.
Forse sbaglio o sono superficiale, ma ritengo positiva la diffusione di films con simile figura simbolica.
 
Ho letto con grande interesse e soddisfazione, nonchè divertendomi, le recensioni di Lao Fa qui su FilmTv, in particolare quelle per

Thelma e Louise
//www.filmtv.it/opinioni.php/film/opinione/266345/thelma-louise-1991/

Aeon Flux
//www.filmtv.it/opinioni.php/film/opinione/262379/aeon-flux-2005/

Bandidas
//www.filmtv.it/opinioni.php/film/opinione/220108/bandidas-2006/

Charlie's Angels - Più che mai
//www.filmtv.it/opinioni.php/film/opinione/209006/charlie-s-angels-pia-che-mai-2003/

Kill Bill vol.1
//www.filmtv.it/scheda.php/film/24309/kill-bill-vol-1/

Non so se Lao Fa sarebbe d'accordo con me nell'assolvere e addirittura lodare i film di arti marziali con eroina!

Comunque, non è possibile trattare il tema senza accennare al masochismo maschile, e sono abbastanza d'accordo con lui sulla strumentalizzazione della figura alla Lara Croft, che è certo frutto dell'immaginario maschile e svilente (almeno in parte) della figura della donna che resta al servizio del piacere maschile pur cambiando di segno. Del resto, proprio questo suo cambio di segno, a mio avviso, le fa perdere il senso di identità sociale (su questo ci sarebbe da discutere a lungo) che certo non deve essere comunque quello di casa/chiesa.
Perfino Erich Fromm ha parlato molto spesso della società di stampo patriarcale in opposizione a quella di stampo matriarcale, schierandosi a favore di quest'ultima; ma certo, non intendeva riferirsi alla donna come a Lara Croft, quanto al ruolo di immensa importanza che essa avrebbe per lo sviluppo di una società più sana.
Per quel che mi riguarda, non ho affatto bisogno della figura maschile dell'eroe per identificarmici, quello che importa è ciò che rappresenta la figura dell'eroe, non tanto a che sesso appartenga.

Secondo me, in un certo senso, la forza dell'uomo è nelle mani della donna, almeno in parte. L'uomo, dal canto suo, deve riscattarsi dalla sua natura animale che lo vuole più propositivo della donna, magari operando un'azione mitigatrice di questo lato del suo carattere senza per questo perdere l'identità sessuale. Deve anche essere capace di obbedire ad una donna, perfino farle da scudiero - senza che questa abbia una frusta in mano, stivali e tuta di latex neri - se la ragione gli dice che quella data donna ha delle qualità superiori alle sue. So che per un uomo è difficile (e la maggior parte delle volte anche giustificatissimo che non lo faccia), ma è necessario che impari ad andare oltre la sua natura animale.  

Quentin Quentin, katanaro
Godi tu, godi tu!
Mena la katana, mena la katana,
Pim pum pam! Pim pum pam!


Sull'interpretazione di Lily Li
Lily Li (^ ^)  Unica donna a dire qualche parola nell'intero film, ha un ruolo brevissimo.

 

Su Wang Chung; Lily Li

Lily Li (^ ^)  Unica donna a dire qualche parola nell'intero film, ha un ruolo brevissimo.

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