Espandi menu
cerca
L'affaire Marcorelle

Regia di Serge Le Péron vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hupp2000

hupp2000

Iscritto dal 15 settembre 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 59
  • Post 6
  • Recensioni 655
  • Playlist 27
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'affaire Marcorelle

di hupp2000
6 stelle

François Marcorelle (Jean-Pierre Léaud) è giudice istruttore a Chambéry. Ex-sessantottino, è sposato con Claudie e padre di due figli. I tempi della contestazione sono lontani e Marcorelle vive la sua confortevole esistenza con un sottofondo depressivo. Non sorride mai, è inseguito da frequenti incubi, indaga su personaggi che nella sua giovinezza in periferia erano suoi compagni di strada. Una sera, interviene con violenza per difendere Agnieska, una prostituta polacca aggredita dal suo protettore. E’ convinto di averlo ucciso, ma potrebbe trattarsi di uno dei suoi ricorrenti incubi. La vittima è infatti scomparsa. Agnieska sostiene che, imparata la lezione, è tornato in Polonia. Tra i due nasce una relazione intercettata da maître Forcade, un giovane avvocato in cerca di notorietà. Il giudice Marcorelle è incaricato di un’indagine su una rete di prostituzione polacca in cui è coinvolta Agnieska. Un conflitto d’interessi che porterà il malcapitato in carcere, non senza aver prima smantellato una rete criminale che vedeva coinvolti praticamente tutti i suoi superiori.

La sceneggiatura, come si sarà capito, è piuttosto contorta. La ripetizione di scene ricordate dal protagonista appesantiscono il flusso narrativo, i sipari onirici non aiutano alla comprensione della trama. Difetti non trascurabili che penalizzano un film nondimeno salvabile per il ritmo imposto al racconto, le perplessità che suscita nello spettatore e la cupa ambientazione, in una pur luminosa e solare Chambéry. L’azione si svolge in ambienti grigi, quasi tetri, come l’espressione stampata sul volto di Jean-Pierre Léaud. La sua prestazione – come si dice - vale da sola il biglietto. Dalla sua breve partecipazione in “Ultimo tango a Parigi” (Bernardo Bertolucci – 1972) all’epoca di questo film (2000), il suo look non è cambiato. Capelli unti e lunghi, Indossa una personalissima maschera, cupa e tormentata, ma efficace. Nel suo modo di parlare, si ritrovano ancora il timbro e la cadenza di Antoine Doinel. La voce invecchia più lentamente del resto. Ruolo minore ma assai convincente di Mathieu Amalric, il giovane e cinico avvocato Forcade. Qui, sfrutta al meglio il suo talento recitativo, fatto di sguardi penetranti e impeccabile nel rendere sullo schermo il sentimento dello stupore.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati