Regia di Giancarlo Santi vedi scheda film
Le ire dei tre fratelli Saxon si abbattono su Philip, accusato ingiustamente di averne ucciso il padre. Interviene Clayton, salva l'innocente e svela di essere un ex sceriffo. Ma non è per il bene della legge che l'uomo ha agito: e ora sarà lui a dover affrontare i Saxon.
Scritto dalla penna ispirata di Ernesto Gastaldi e diretto dal semisconosciuto Giancarlo Santi, Il grande duello è molto meglio di quanto prometta il suo banale e insipido titolo. Anche perchè l'esordiente Santi ha fatto in realtà il suo apprendistato presso due botteghe rinomate, nelle quali deve avere imparato non poco: è stato infatti assistente di Marco Ferreri (L'ape regina, La donna scimmia) e di Sergio Leone (Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta il west); proprio sulle orme di quest'ultimo decide di muovere i suoi primi passi. E sono questi: con Lee Van Cleef protagonista certo non scelto per caso - anche perchè il suo nome è già una garanzia di per sè, a prescindere dai successi con Leone - e un cast per il resto composto da nomi di poca o nessuna fama, compreso il coprotagonista Peter O'Brien, al secolo Alberto Dentice; in ruoli di contorno c'è però qualche valido caratterista: Horst Frank, ma anche Remo Capitani, Furio Meniconi, Giovanni Cianfriglia e pure Salvatore Baccaro. La trama parte in sordina, sviluppando mistero e soprattutto violenza man mano che la narrazione prosegue, per esplodere nel 'grande duello' finale, che in realtà è semplicemente uno scontro a fuoco 1 contro 3. Sebbene Santi sappia muovere bene la macchina da presa, delude proprio nella messa in scena del gran finale, nel quale manca totalmente il pathos palpitante del Maestro Leone. Santi tornerà a dirigere sei anni più tardi una commediola passata inosservata, seppure tutt'altro che disimpegnata: Quando c'era lui... Caro lei! (1978), per poi praticamente sparire dal cinema: peccato. Musiche di Bacalov, non al massimo delle sue (alte) possibilità, ma apprezzabili. 4/10.
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