Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Scritto da Dallamano insieme a Marcello Coscia, questo La fine dell'innocenza è un tentativo molto blando e ben poco riuscito di cavalcare la contemporanea onda di popolarità delle pellicole ad alto tasso erotico ed esotico, raccontando una serie di rapporti 'irregolari' (un menage a trois, un uomo maturo con una ragazzina, una relazione saffica) e psicologicamente perversi (l'inevitabile spruzzata di sadomasochismo). Psicologicamente è qui il termine chiave: perchè la scrittura è di una superficialità allarmante e ciò che maggiormente preme al regista pare essere lo sfoggio di scenette pruriginose a discapito della verosimiglianza dei dialoghi e delle situazioni. Nel cast i nomi sono tutti di basso o bassissimo livello e la recitazione è quella che è; l'unico interprete convincente è l'americano Charles Fawcett, che peraltro chiude con questo titolo una carriera trentennale. Ruoli marginali per Al Cliver e Rik Battaglia; comparsata comica nella scena d'apertura per Enrico Beruschi (che però non viene accreditato nei titoli di testa, nè di coda); le musiche di Bixio-Frizzi-Tempera non sembrano molto ispirate e anche la fotografia di Franco Delli Colli si limita al poco necessario (frequenti sono gli interventi a effetto-cartolina). Dallamano ha fatto decisamente di meglio. 1,5/10.
L'adolescente Annie esce da un collegio di suore per raggiungere il padre, affarista superimpegnato, a Hong Kong. Lì Annie conosce una giovane coppia e si inserisce nel loro menage, mentre il padre si rivela in realtà il suo anziano amante.
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