Regia di Paolo Genovese, Luca Miniero vedi scheda film
Secondo lungometraggio a firma congiunta Miniero/Genovese, sia per la regia che per la sceneggiatura; la coppia funziona e proseguirà a lavorare insieme ancora per qualche anno. Qui il duo si cimenta in una commedia dall'andamento piuttosto classico (la banale vita di una banale persona sconvolta da un curioso deus ex machina), ma con un guizzo di genio nella parte finale che la rende un'opera sicuramente gustosa e divertente, con un contenuto lievemente più raffinato di quello che in apparenza poteva sembrare. La storia di Piero, 'traviato' dall'anziano Walter, trova infatti un'inaspettata e piacevole risoluzione nella metamorfosi bunueliana (l'espediente di sfruttare due interpreti per lo stesso ruolo, come in Quell'oscuro oggetto del desiderio, 1977) che stravolge sia la trama in sè, che la portata del suo messaggio: Mastandrea che prende il posto di Favino (non male entrambi, in due ruoli sostanzialmente antitetici) è l'esemplificazione materiale delle risorse interiori che appartengono a ciascuno di noi, pur non avvertite nè in alcun modo sperate. Bene anche il resto del cast, a partire da Carlo Delle Piane, passando per Lorenza Indovina e con una bizzarra comparsata di Gianfranco Funari, in uno dei suoi rarissimi ruoli cinematografici; balbettante come sempre invece Anna Falchi, sebbene la piccola Nicole Murgia (scusabile appunto per l'età) riesca a fare di peggio, certamente svantaggiata da un personaggio scritto malissimo, in preda a battute (volutamente? ma comunque troppo) inverosimili e cantilenate in maniera penosa. La Falchi compare anche in veste di produttrice, mentre l'assistente alla regia è Alessio Maria Federici, di lì a poco regista 'in solitaria'. 4/10.
Un pensionato si mette in testa di aiutare un giovane scelto completamente a caso; fa così irruzione nella vita di un timido trentenne e lo trasforma, letteralmente, in un altro.
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