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Note di un inquilino galantuomo

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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La recensione su Note di un inquilino galantuomo

di alan smithee
8 stelle

LE STAGIONI DI YASUJIRO

Nell'immediato dopoguerra, in un Giappone devastato dai bombardamenti e dalla miseria, un operaio trova un orfano in età scolare che vaga tra le macerie, che inizia a seguirlo. Impietosito, se lo porta sino al borgo ove vive, certo che qualcuno possa prendersi cura di lui.

I suoi vicini, dopo esserselo rimpallato ripetutamente accampando ogni scusa pur di tenerselo distante, finiscono per lasciarlo ad una acida ed attempata vedova, che lo accetta di malavoglia, almeno durante i primi periodi di difficile convivenza.

Poco per volta però, il ragazzo finisce per divenire ben più che un nuovo epicentro di concentrazione ed interesse, oltre che valvola di sfogo per placare su qualcosa o qualcuno le sue ire da persona sola e senza prospettive.

Quando il ragazzo sparirà dalla circolazione, ecco che alla donna comincerà a mancare veramente, e quando l'affezionato padre si presenterò per riprenderselo, spiegando di averlo perso, ecco che la donna dovrà iniziare a fare i conti con quel suo spirito materno tornato prepotentemente alla ribalta, o più probabilmente uscito a manifestarsi prepotente e lancinante per la prima volta in vita sua.

Si tratta del primo film girato da Ozu dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale. Addentro, come di consueto nella filmografia del grande maestro, si ritrovano tutti i temi cardine della poetica dell'artista, a partire dal contesto economico, qui ancora allo sbando per via delle conseguenze nefaste e violente della guerra appena terminata; e poi l'importanza e la centralità del focolare domestico, quello naturale o quello che le circostanze provvedono a procurare, fornendo a vite apparentemente allo sbando finalmente una ragione per vivere che viene frustrata quando le circostanze inducono a riportare le singole situazioni nelle stesse dinamiche di un passato che solo ora si comprende quanto infelice od incompleto.

Pur non trattandosi di un'opera memorabile, né tantomeno di una tra le più note, questo piccolo film è tuttavia in grado di suscitare tenerezza e commozione nello spettatore, e di mettere in buona evidenza la grande sensibilità di un grande autore come Ozu, legato da sempre alle intimità familiari e alle sfaccettature più ordinarie e intime del vivere quotidiano ed in grado meglio di molti altri di saper cogliere le mutazioni d'animo, di indole e di comportamento che trasformano, a volte radicalmente, nel bene e nel male, i talvolta imprevedibili modi di essere della variegata umanità. 

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