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Alan, il conte nero

Regia di Joseph Pevney vedi scheda film

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La recensione su Alan, il conte nero

di undying
3 stelle

Malriuscita trasposizione di un racconto di certo interesse, opera del grande Robert Louis Stevenson: la grigia ambientazione medievale con il suo tetro castello (fa da sfondo a una storia di spietata vendetta) non è adeguatamente sfruttata da una regia troppo convenzionale, penalizzata dall'altrettanto scontata e prevedibile sceneggiatura.

 

Dispotico e spregevole individuo, il conte Alan (Charles Laughton) coltiva da oltre venti anni un sadico piano rivolto al tormento dei suoi consanguinei: primo fra tutti il fratello, recluso come condannato in una angusta cella nei sotterranei dell'enorme castello solo perché innamorato corrisposto della donna in passato desiderata anche da Alan; a seguire la nipote destinata a congiungersi in nozze prestabilite con un (presunto malvivente)...

 

locandina

Alan, il conte nero (1951): locandina

 

Ispirato al racconto The sire de maletroits door (da cui il titolo originale The strange door) di Robert Louis Stevenson, Alan, il conte nero ha la particolare e insolita condizione di proporre il veterano attore designato in parti di villain (Boris Karloff) in un ruolo decisamente inusuale: quello di Voltan, il più fedele e umano dei personaggi proposti nella vicenda, disposto al sacrificio per nobili sentimenti e "chiave" di volta verso il lieto fine...

Il racconto è interessante ma purtroppo questa trasposizione cinematografica appare irrisolta, lenta e spesso causa di ripetuti sbadigli. Non giova certo la scelta di attribuire al pacioccoso Charles Laughton il ruolo del perverso conte che avrebbe invece necessitato di un protagonista più carismatico e significativo. 

L'ultima mezz'ora è caratterizzata da un certo dinamismo che purtroppo vede sprofondare il tema drammatico nell'ironia involontaria evocata dal lungo e impossibile caracollare del povero Voltan che, ferito a più riprese, si trascina più morto che vivo sino alla cella dove stanno rinchiusi (sotto imminente schiacciamento per scostamento delle pareti!) padre, figlia e nuovo sposo... il poveretto percorre decine di metri tra le acque di un mulino in movimento, sale scalinate (da incidente garantito!) per spirare a pochi centimetri dalla cella...

Consigliato solo a chi apprezza Boris Karloff, qui ingaggiato in una pellicola drammatica (attenzione: non horror) e purtroppo fallimentare per messa in scena e sviluppo -ad effetto letargico- della sceneggiatura.

Da ricordare la sintetica (e assennata) considerazione sulla felicità -sempre attuale al di là del tempo e dello spazio-data come risposta interrogativa dal vassallo del conte, ovvero l'opportunista Talon (Michael Pate): "... e chi è felice al giorno d'oggi, con tante guerre e tasse?"

 

Boris Karloff

Alan, il conte nero (1951): Boris Karloff

 

Da segnalare l'ottima edizione in Dvd General video, con video restaurato (nel formato 4:3) e chiara e pulita traccia audio italiana d'epoca.

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