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The Burial - Il caso O’Keefe

Regia di Maggie Betts vedi scheda film

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La recensione su The Burial - Il caso O’Keefe

di Andreotti_Ciro
7 stelle

in Mississippi l’avvocato Will E. Gary, abituato a vincere con estrema regolarità ogni causa nella quale s’impegna, viene ingaggiato dall’impresario funebre Jeremiah O’Keefe che pur di salvare la propria attività decide di trascinare in tribunale un colosso del settore funebre.

 

La regista Meggie Betts, già autrice della pellicola La Scelta (Novitiate; 2017), fregiatasi al Sundance Film del Gran Premio della giuria; firma un secondo film la cui partecipazione era inseguita dal premio Oscar Jamie Foxx, presente anche nel ruolo di produttore e capace di sfilare in extremis a Harrison Ford la parte del coprotagonista: l’avvocato Willie E. Gary, figlio di mezzadri ma anche eccentrico, sopra le righe e con una caratteristica assolutamente da non sottovalutare; da dodici anni non perde una causa. Al fianco di questo avvocato che nel corso di spot ed esternazioni ricorda molto Saul Goodman, in un’impresa che ha tutte le caratteristiche per sembrare suicida, data l’inesperienza del legale in tema di diritto contrattuale, troviamo il settantasettenne Tommy Lee Jones, impegnato a far causa a una società della grande distribuzione che d’improvviso e senza motivo apparente ha deciso di trasgredire alla parola data, mancando l’acquisizione della sua attività; evento che potrebbe portarla al fallimento.

 

Date queste premesse: il tema processuale, che nel mondo del cinema e della serialità non cade mai in disgrazia e anzi ha saputo anche recentemente offrirci eccellenti prodotti, fra i quali Suits (id.; 2011-2019), Cattive Acque(Dark Waters; 2019) e Il Diritto di Opporsi (Just Mercy; 2019), da notare come in quest’ultima apparisse anche Jamie Foxx; l’idea è quindi che ci si trovi al cospetto del solito tema di riscatto con l’avvocato che difende una parte lesa in auledi tribunale seriose pregne di resa dei conti. Al contrario il duo di protagonisti si muove sia per ragioni economiche, ma anche ideali e in un clima degno di una commedia amara dalle tinte fosche. Si sorride grazie alle capacità di entrambi: sia di Foxx di esaltare l’eccentricità del suo personaggio ma anche e a sorpresa grazie a una prova maiuscola di Tommy Lee Jones che a ogni battuta risponde con fare disincantato e agrodolce.

 

È proprio questa visione disincantata e differente di una narrazione ispirata a una storia realmente accaduta e a un articolo scritto da Jonathan Harr, che aiuta la visione della pellicola, offrendo allo spettatore un modo differente di trattare un genere già ampiamente sviscerato e si può quindi dire che per una volta, sia stato trattato in maniera più originale del solito.

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