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Egoist

Regia di Daishi Matsunaga vedi scheda film

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La recensione su Egoist

di EightAndHalf
5 stelle

Non staremo qui a chiarire una questione forse un po’ superflua, sulla differenza fra un tearjerker e un melodramma, fermo restando che esistono melodrammi tearjerker e che quindi non sono proprio termini con lo stesso peso specifico. Ma si dà per ipotesi che nel linguaggio comune a tearjerker si dà un’accezione più bassa, popolare, come se si parlasse di un film “furbo” e catchy; melodramma invece ha un sapore più arcaico e superbo. Ecco, se anche in generale magari la distinzione non è urgente, Egoist di Daishi Matsunaga invita a immaginare un cortocircuito fra le due controparti. Lo “spazio” virtuoso del melò e il pungolo emotivo del film strappalacrime, insieme.

La storia del ricco fotografo di pubblicità Kosuke che si innamora del sex worker Ryuta, e si decide a sostenerlo economicamente per rifarsi una vita (con lui); e poi, a metà film, la tragedia che trasforma il film sentimentale queer nella ricostruzione di un surrogato di rapporto madre-figlio, nel tentativo di superare un lutto condiviso.

E il film ha dalla sua certo il coraggio di spaccarsi a metà, di prendere un’altra direzione quando una era data per certa, e quindi di gettare anche lo spettatore in un senso di “perdita”; e inoltre adegua le sue esigenze emotive a un lavoro di camera violento e ossessivo, che sta appiccicato a volti, nuche, parti del corpo, rallentando raramente su totali e prospettive alternative. Quasi sicuramente questi pregi lo avvicinano alla definizione “nobile” (ancora, per come la si intende più banalmente) di melodramma.

In compenso, il problema lato tearjerker è sempre lo stesso: spiegare il dramma, dargli una connotazione narrativa, non fidarsi della gratuità. Anzi, cercarla quando tutto è finalmente chiaro e nessuno ne aveva bisogno, trasformandola nella proverbiale “lungaggine”. La tragica sensazione di dare priorità alla scrittura e non alla “scena” tout-court, di dare priorità all’obbiettivo tematico e non alla semplice - di per sé sempre “drammatica” - presenza delle cose nel campo visivo.

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