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Blood of Ghastly Horror

Regia di Al Adamson vedi scheda film

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La recensione su Blood of Ghastly Horror

di undying
2 stelle

Pellicola composta da materiale spurio, pre-esistente, al quale Al Adamson (uno dei peggiori registi mai esistiti), tenta di dare un senso - senza riuscirci - realizzando inedite sequenze con un ormai inefficace John Carradine.

 

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Blood of Ghastly Horror (1967): locandina

 

Una serie di delitti, compiuti da una mostruosa creatura simile a uno zombi (Richard Smedley), spinge un detective (Barney Gelfan) a indagare sull'attività del neurochirurgo Vanard (John Carradine). Sperimentando - con buone intenzioni - sul corpo di Corey (Roy Morton), un reduce del Vietnam gravemente ferito, Vanard ha infatti impiantato un dispositivo elettronico nel cervello dell'uomo, alterando involontariamente la sua personalità sino a indurlo a compiere azioni criminali tipo una rapina, che si conclude con refurtiva finita accidentalmente su un furgone di passaggio. In realtà dietro ai delitti si nasconde il padre di Corey (Kent Taylor), un esperto di riti magici che ha creato uno zombi con intenzione di perseguire vendetta uccidendo prima Vanard, quindi rapendo sua figlia Susan (Regina Carrol) per trasformarla in una morta-vivente.

 

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Blood of ghastly horror: scena

 

Un inedito film di rapinatori, girato nel 1964 come "Echo of terror", integrato con nuove riprese di ballerini e una brutale pugnalata, diventa l'anno seguente "Psycho a go-go".  Al Adamson realizza altre inedite riprese di John Carradine nel 1966, ridistribuendo il tutto con il titolo "The Fiend with the electronic brain" (1967).  Nel 1969, vengono aggiunte altre scene girate ex novo con protagonisti Kent Taylor e Regina Carrol (moglie di Al Adamson), e ancora in seguito sequenze con Tommy Kirk. Il prodotto finito viene rilasciato come "Blood of ghastly horror" solo nel 1972 dalla Independent-International Pictures Corporation di Samuel M. Sherman e contemporaneamente viene trasmesso in televisione con il titolo alternativo di "Man with the synthetic brain".

 

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Blood of ghastly horror: un perplesso John Carradine sul set di Blood of ghastly horror

 

Le premesse non promettono niente di buono e infatti il film è un insieme di scene di qualità differente: le terribili interpretazioni delle sequenze girate per ultimo contrastano con quelle, comunque mediocri, precedenti. La diversa grana della pellicola evidenzia il mix di immagini girate in tempi diversi, ma a rendere del tutto inguardabile il film è una sceneggiatura davvero raffazzonata, legata alla necessità di mettere assieme materiali così contrastanti. Adamson adotta la strategia del flash back, ma anche così le cose proprio non quadrano. Debole anche sul fronte spettacolare, Blood of ghastly horror offre un'unica scena con effetto speciale, nel finale durante la trasformazione di Susan (Regina Carrol): una serie di dissolvenze incrociate, realizzate sullo stile dei trucchi del cinema horror di quarant'anni prima!

 

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Blood of ghastly horror: Regina Carrol

 

Il maestro del riciclo [1]

 

"Più che girare i film, Al Adamson li perpetrava. Suo padre Vincent Albert era stato un divo dei western muti negli anni Venti col nome di Denver Dixon e aveva saputo riciclarsi con successo come produttore e distributore quando la sua stella era tramontata; però quando il figlio Al cominciò a manifestare interesse per l'industria cinematografica, commise l'imprudenza di presentargli il produttore Sam Sherman - tenace battitore delle strade dell'exploitation - creando un sodalizio che avrebbe dominato per anni il mercato dei B-movie dimostrando la sua capacità di sopravvivere al declino dei drive-in. La ricetta, naturalmente, era quella di rinforzare i sapori: una delle caratteristiche del cinema di Adamson sta nel ricorso massiccio a sesso e violenza, oltre ad una mancanza di scrupoli nel riciclaggio di materiale cinematografico vecchio e spurio capace di dare dei punti perfino a professionisti come Roger Corman."

 

[1] Fonte: dal libro "Sparate sul regista!", a cura di Alberto Farina

 

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Blood of ghastly horror: fotobuste

 

"Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente."
(Rita Levi-Montalcini)

 

F.P. 23/07/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 85'18")

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