Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Finto fantascientifico che sfrutta le crepuscolari location della palude del Pò per strutturare una sorta di lento point to point, in cui il protagonista va alla ricerca di chi possa leggergli il quaderno scritto dal defunto padre. Claudio Cupellini, alla regia, deve fare di necessità virtù e girare un film dal sapore del "vorrei ma non posso". Il budget è minimale, non consente approfondimenti sull'olocausto che ha condotto la civiltà in una nuova era barbarica. Sappiamo solo che dei veleni (nucleariù?) hanno ridotto la popolazione, ma non vi è traccia di città, resti di una precedente vita o altro (inquietante la parte col Pò contornato da alberi su cui penzolano una serie di impiccati). Abbiamo solo una lunga fila di auto corrose dalla ruggine incolonnate su una strada aggredita dalla vegetazione. Ciò detto, è un film che ha il suo fascino e che è da premiare per l'intento di fare del "genere" anche in Italia (nulla a che fare con Fury Road). Il giovane protagonista, il rapper Leon Faun, è molto convincente e tiene su un film che soffre della carenza di budget. Interessante anche il personaggio di Mastandrea. Fotografia cupa, cieli coperti e costante presenza dell'umidità. Ha un suo perchè e ricorda un po' La Peste Scarlatta di Jack London, per come l'umanità perda ogni suo contatto con la cultura, la scrittura e la capacità di essere civile.
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