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Febbre di vivere

Regia di Claudio Gora vedi scheda film

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La recensione su Febbre di vivere

di Baliverna
8 stelle

Una piacevole sorpresa questo film di Claudio Gora, che conoscevo solo come (bravo) attore specializzato in personaggi viscidi o comunque antipatici. Si può dire che anche come regista ci sappia fare, e quindi mi domando perché non abbia fatto carriera nel settore. Il merito della riuscita è anche della sceneggiatura, che mette in piedi un buon intreccio e scava a fondo nei personaggi, specie il personaggio di Lucia e del protagonista Massimo Serrato (già, perché lo è lui, e non Marcello Mastroianni come vorrebbero i titoli di testa). La sceneggiatura a cinque penne è inoltre composita e per nulla schizofrenica, come accade di solito quando le teste sono troppe. E poi anche gli attori sono bravi. Serrato è il tipico individuo fanfarone e truffaldino, bugiardo in affari e in amore, che cerca eternamente la via per fare molti soldi in fretta e con poco sforzo. Manipola donne e uomini, e loro si lasciano manipolare da lui. Mastroianni è un bonaccione un po' ingenuo, perdutamente innamorato di una donna che non lo ama; non è corrotto come il compare, ma si lascia facilmente manovrare e invischiare in situazioni e storie che non vorrebbe. Brave sono anche le attrici che interpretano le due donne, ostinatamente innamorate di un uomo che non lo merita e non le ricambia. Su questo argomento Gora va a fondo: mette bene in luce come Lucia continui ad amare Massimo anche dopo aver scoperto che è un truffatore, un bugiardo e persino un assassino. La sua è una specie di malattia dell'anima della quale si rende conto ma verso cui non sembra per niente ribellarsi. Ricorda certe donne di taluni noir americani degli anni '40.
Quanto al resto, il film dà uno spaccato non rassicurante della classe media degli anni '50, cioè di quelli che avevano i quattrini, come pure del sottobosco di imbroglioni, faccendieri e strozzini, e dei loro galoppini. Le malefatte vengono coperte con la menzogna sfrontata e con l'ipocrisia, e pure con l'aborto, almeno finché il gioco non sfugge di mano a tutti. Il ritratto è pessimistico, ma la ribellione finale di Lucia ha dentro un germe di resistenza, e forse di speranza.
A margine, dico anche che il film mi ha tenuto incollato alla sedia e non mi sono annoiato un minuto. Insomma, promosso.

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