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Cavalieri selvaggi

Regia di John Frankenheimer vedi scheda film

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La recensione su Cavalieri selvaggi

di Baliverna
6 stelle

E' un film duro su uomini duri, e non nel senso americano del termine. Il regista insiste molto sulle dure - di nuovo - usanze afgane, che qualche volta sono anche crudeli (si astengano dalla visione gli animalisti). Il concetto di onore e di valore personali sono basati sulle abilità cavalleresche, sul coraggio, sul potere e sul prestigio. Il protagonista ha per di più un concetto estremo di valori già estremi, e per questo mette a repentaglio la vita propria e altrui. Se la vita conta poco di fronte all'onore, ancor meno contano la salute e l'integrità fisica. L'azione si dipana nell'Afganistan degli anni '70, dove si vede ogni tanto qualche automobile e qualche camicia e cravatta, ma dove la stragrande maggioranza della gente vive in una cultura arcaica, fatta di categorie che non conoscono la bontà o la pietà (soprattutto per quanto riguarda la donna). Comunque, va detto, almeno è un Afganistan ancora in pace.
Questo è più o meno il quadro in cui si svolge la trama. Quanto al senso del film, e in particolare al cammino umano del protagonista, rimango un po' dubbioso. Che cosa impara l'implacabile cavaliere della prateria attraverso l'esperienza che compie? L'unica cosa che vedo io è che impara a diffidare di certe persone, come il servo e la zingara (vero serpente a sonagli). Ma di nuovo, poi dimostra un'insensata generosità con la donna che ha tramato di ucciderlo per impossessarsi delle sue ricchezze. Rimane anche il dubbio sul movente di questo atteggiamento: è "pietà" o solo un compenso di prostituzione? Per il resto io non vedo un gran chè di altro. Alla fine lui è ostinato e cocciuto come all'inizio, o forse ancor di più.
In complesso è un film ben diretto che si segue volentieri, tuttavia si rimane con un interrogativo sul suo senso generale. E infatti io preferisco il Frankenheimer di film come "Operazione diabolica" o "Va' e uccidi".
Tra i doppiatori si riconoscono Enrico Maria Salerno (protagonista), che ha infatti una voce aspra e dura adatta al ruolo, e il mitico Oreste Lionello (in due personaggi secondari). Una curiosità: l'episodio dell'attraversamento delle montagne ricorda molto da vicino il film "Yol".

Cosa cambierei

Io avrei tagliato la lunga sequenza iniziale del torneo della capra. Mi sembra troppo lunga e troppo insistita.

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