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Segreto di stato

Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Segreto di stato

di barabbovich
5 stelle

Dopo Cento giorni a Palermo (1984) e Giovanni Falcone (1993), il cinema di impegno civile di Giuseppe Ferrara torna ad occuparsi di mafia. Abbandonato il formato storico-biografico, Ferrara punta l'obiettivo tra la Piovra e i Servizi segreti (il SISDE, in particolare), giocando la carta della fiction in chiave thriller-poliziesca. Paradossalmente, è proprio questo l'aspetto più riuscito ed avvincente di un film cinematograficamente scadente, recitato in maniera approssimativa, raccontato per ellissi, dialogato in maniera imbarazzante e fotografato pessimamente. Al centro della vicenda c'è Carlo Tommasi (Ghini), vicequestore della DIA che deve fare luce su un doppio attentato dinamitardo a Milano. Dirottato sulla pista dell'agguato mafioso, Tommasi mangia la foglia e non fatica a capire che dietro c'è un gioco assai più complesso nel quale sono implicati il Ministro dell'Interno, i fondi neri del SISDE, un capomafia e un suo collega di Polizia. Il Paese va da una parte, il film dall'altra. Ma, almeno qui, i colpevoli finiscono col vedere il sole a scacchi o a sfamare i vermi del camposanto. Per la cronaca: dopo avere recitato la parte della giornalista scema in Palombella rossa, Mariella Valentini si confronta con lo stesso ruolo, con aggiunta di materia grigia e sensualità. Soggetto di Andrea Purgatori (Il muro di gomma).

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