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Il mistero della prima luna - Creature

Regia di William Malone vedi scheda film

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La recensione su Il mistero della prima luna - Creature

di scapigliato
8 stelle

In questo film la trama poco interessa. Semplicemente: l’equipaggio di una navicella spaziale americana e il sopravvissuto di una precedente spedizione tedesca devono sopravvivere ad una creatura risvegliatasi dopo anni di glaciazione. Siamo sul pianeta ghiacciato Titano e il resto non conta più. Ciò che conta nel film di Willam Malone è la set decoration, tutto il profilmico che acquista capacità evocative grazie al basso budget e alla creatività della troupe. Sicuramente in debito col “Terrore dalla Spazio” di Mario Bava, William Malone gira al chiuso di uno studio un’intero film ambientato nello spazio. I locali sono angusti, ritratti in campi totali o anche meno. Sono sempre per lo più al buio, con un gran bel taglio di luci. C’è molta oscurita, che molto confonde e molto nasconde. Gli esterni spaziali sono ritagliati solo nel campo visivo dello schermo, non ci viene dato sapere cosa ci sia oltre. Se lasciamo perdere i dialoghi e la recitazione, ci troviamo davanti ad un piccolo gioello. Un gioello che gode del gusto orrido di certe scene cruente in cui sangue e frantumi di corpi vari si contendono il primo piano in un gioco splatter davvero notevole. Tant’è che la cifra del film sta nel contrasto tra la soffocante ambientazione “scura” e le esplosioni improvvise di sangue e cervella. Enigma e carnalità. Parassitismo e mistero si giocano tra loro abbastanza bene. Il film è visivamente affascinante e si perdonano tutte le approssimazioni nel taglio dei personaggi e dei dialoghi. Su tutti troneggia, manco a dirlo, Klaus Kinski. La sua prima apparizione laida lo distingue come uomo-personaggio prima ancora che come solo personaggio, e il suo monologo di avvertimento porta un po’ di ossigeno tra gli attori. “Creature” è fumetto in quanto stilizza all’essenziale i tratti di personaggi e luoghi, ma è anche in debito con una tradizione di Sci-Fi rudimentale che fa della messa in scena il punto di forza per evocare pianeti e storie solo immaginabili. Il digitale l’avrebbe abbassato parecchio di qualità.

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