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Come uccidere vostra moglie

Regia di Richard Quine vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Come uccidere vostra moglie

di darkglobe
9 stelle

Film che non ha minimamente perso in freschezza negli anni.

Come uccidere vostra moglie, maggiore incasso americano della stagione 1965-1966, è film che non ha minimamente perso in freschezza negli anni, forse perché affronta il tema intramontabile della presunta perdita di libertà degli uomini col grande passo coniugale. Richard Quine, regista assolutamente sottovalutato, sforna fin dal 55 e fino al 65 tutta una serie di apprezzabili commedie (Mia sorella Evelina, Una Cadillac tutta d'oro, Una strega in paradiso, L’affittacamere, Donne, v'insegno come si seduce un uomo, Insieme a Parigi) che culminano con questo divertentissimo e brioso film, basato su una prima sceneggiatura originale di George Axelrod (ben più noto per l’adattamento di Quando la moglie è in vacanza e La bionda esplosiva o ancora Colazione da Tiffany). Emblematico il nome della società di produzione, la Murder Inc., creata dalla fusione delle due case produttrici appartenenti a Lemmon, che ci teneva fortemente alla realizzazione del film, ed allo stesso Quine.

Come uccidere vostra moglie si apre con le parole di Charles Firbank, interpretato da un Terry-Thomas in forma smagliante, nel ruolo di “cameriere, confidente ed amico” del signor Stanley Ford (Jack Lemmon) scapolone di 37 anni nonché prolifico fumettista, che vive a New York in una bella casa di altri tempi, immersa tra enormi grattacieli, di cui uno in corso di costruzione, col piacevole “Gloppita“ di sottofondo della impastatrice di cemento. Nella casa di Stanley “Tutto è maschile e... perfetto” e privo di alcun tocco femminile, perché le sole donne che vi entrano “dopo aver danzato tutta la notte” si dileguano “librandosi nell’aria”. Il cameriere Charles è veramente un tuttofare ma soprattutto svolge il ruolo chiave di fotografo.

Stanley, che realizza infatti le sue strisce, pubblicate su ben 463 giornali, raccontando le gesta dell’agente segreto Bash Brannigan, non chiede mai alla propria creatura “di fare qualcosa che non abbia già fatto” lui stesso, così “i lettori sanno che tutto questo è autentico”. Dunque prima di ogni nuovo disegno assolda uno staff di comparse e si scatena in spericolate avventure fatte di donne seminude, violenze varie e finte sparatorie, seminando terrore per le strade della città, immortalato fotograficamente dal suo fedele cameriere e difeso per ogni protesta dal suo fido avvocato Eddie Mayehoff (Harold Lampson), tipo mediocre e a sua volta succube della moglie Edna (Claire Trevor).

Questa vita di libertinaggio sfrenato e maschilismo senza freni termina la sera in cui Stanley partecipa all’addio al celibato dell’amico Toby Robbins (Max Showalter), a cui la futura moglie ha appena dato buca. La serata deraglia in una colossale ubriacatura collettiva finché non arriva una torta gigante da cui sbuca una splendida donna (Virna Lisi), con un bikini di panna e lo sguardo ammiccante verso il povero fumettista. Stanley purtroppo, grazie alla complicità del giudice Blackstone (Sidney Blackmer), anche lui totalmente brillo, si ritrova sposato con la donna e il giorno dopo lei è a riposare placidamente nel letto di casa con l’anello al dito (quello che Toby aveva scaraventato via). A peggiorare la situazione c'è il fatto che lei è greca (in realtà italiana nella versione originale) e non capisce una sola parola di inglese.

Il povero Charles, inorridito dal misfatto, va su tutte le furie e minaccia di andar via mentre Stanley porta la novella sposa dall’avvocato per tentare il divorzio, scoprendo che l’operazione è impossibile senza una giusta causa. Di contro la sposa racconta alla sopraggiunta Edna, che comprende il greco, che essendole stati rubati i vestiti era rimasta solo con un impermeabile nero, trovando quello strambo lavoro. Edna la porta subito a comprare pelliccia, abiti e intimo (ovviamente a spese di Stanley), nonostante la ragazza le confessi di “non portare mutandine”.

La situazione degenera in breve: Charles abbandona il suo datore di lavoro e la ragazza, con la sua cucina abbondante e carica di grassi, conduce Stanley, che è totalmente esausto ma sedotto dalla sua bellezza, a sfondare ogni peso forma o a non dormire la notte, mentre lei apprende la lingua gradando la TV a pieno volume. Di contro Stanley racconta tutti i buffi incidenti matrimoniali nelle sue strisce, trasformatesi ormai in una commedia dei sessi, fino a quando l’intrusione della moglie nel circolo esclusivo “per soli uomini”, che gli costa l’espulsione dallo stesso, induce il fumettista a progettare un’uxoricidio figurato, complice il fido Charles che definisce il progetto “sublime”.

Stanley, come da prassi, simula l’assassinio, somministrando dapprima alla moglie durante una festa con amici, la pericolosa bomba “alcadessebenzoterapotazolamina” con cui prima la eccita e poi la stende, portandola a dormire nella sua mansarda; utilizzando poi un telecomando speciale per azionare una gru e la rumorosa impastatrice di cemento, dentro cui scaraventa un manichino della donna, ritornando poi alla festa come se nulla fosse. Il tutto, sviluppate le foto, viene poi raffigurato voracemente nella striscia: peccato che la moglie, svegliandosi, la legga e scappi via di casa, inducendo le autorità dell’ordine a credere, a causa di alcune testimonianze, che Stanley l’abbia effettivamente uccisa.

Parte un processo in cui il solito amico-avvocato preconizza a Stanley un ergastolo o al più l’impiccaggione e si arriva a una arringa “fai da te” del presunto uxoricida che, davanti ad una giuria (ovviamente di soli uomini) dichiara che “Il matrimonio è un’invenzione ed esiste soltanto perché lo dicono le donne”; chiedendo poi, ed ottenendola, l’assoluzione per legittima difesa perché “da troppo l’uomo di questo pianeta si sta facendo passivamente annichilire, vezzeggiare, dirigere e tiranneggiare, in definitiva abbassare al livello di un mentecatto dalla femmina della sua specie. […] Se un uomo solo può ficcare sua moglie del cemento e passarla liscia noi le abbiamo in pugno”. Segue un doppio lieto fine, ma non poteva esser diversamente.

Un film per certi versi memorabile. Per cominciare lo script è strepitoso, stracolmo di ironia e volutamente zeppo di acidi luoghi comuni sulle donne (ma l’obiettivo reale è proprio inondare di ridicolo il “sesso forte”), a cui si fa ampio ricorso per strappare continuamente risate ed amplificare i benefici del divario tra la agiata condizione da single impenitenti e quella dei derelitti il cui “incombente disastro” è essere prossimi al matrimonio.
A tal proposito Terry-Thomas è fantastico nella sua viscerale e febbrile misoginia; la perfezione e devozione maniacale, che adotta nella cura del suo signore, evidenziano il totale disprezzo per l’altro sesso, se non una latente omosessualità: vive nella casa di Stanley in una stanza che sarebbe altrimenti occupata “da una vetusta e abominevole madre” e regola termostaticamente ogni mattina la doccia “alla temperatura ascellare del signore” che mantiene in perfetta forma fisica alimentandolo con una cucina rigorosamente salubre (“da oltre 6 mesi non si usa un grammo di burro, peso perfetto!”). Inorridisce dunque quando osserva la neo sposa cimentarsi tra “cipolle verdi che rosolano in almeno mezzo chilo di burro” e ”melenzane che nuotano nell’olio”.

Il suo odio verso la neo sposa si trasforma in un godimento senza limiti e senza il minimo timore di rovinare la difesa del suo datore di lavoro, quando gli viene suggerito che il manichino scaraventato da Stanley nel pilone di cemento potrebbe essere in realtà il corpo vivo della moglie, ciò che in un “folle divino momento” aveva pensato potesse rappresentare il vero intento di Stanley.

Il clima di misoginia viene continuamente confermato da ogni personaggio maschile: l’integerrimo giudice Blackstone, in realtà un grande ubriacone, è sposato da 38 anni e nella festa di addio al celibato dichiara a Stanley che “l’unico giorno che non rimpiango è quello in cui mia moglie andò a trovare sua madre ammalata”.
Harold Lampson è a sua volta un'ottima spalla per Lemmon e ben rappresenta l’avvocato-amico con il suo atteggiamento pavido e subalterno nei confronti della moglie Edna, che ha il coraggio di insultare solo quando Stanley ha sadicamente drogato anche lei. La sua figura aggiunge il carico alla sensazione generale che l’uomo sposato sia una vittima e che col matrimonio perda ogni cura di sé e del proprio tempo.
Jack Lemmon pare a suo agio per tutta la durata del film, misurando perfettamente i suoi innesti comici ed abbandonando alcune sue usuali veemenze slapstick. La arringa in cui, dopo aver adulato l’amico avvocato, lo induce a premere il pulsante immaginario con cui eliminerà definitivamente e senza conseguenze Edna, è senza dubbio l’acme comica del film.

Lo stesso carattere di Edna è amplificato a dismisura, esaltando in maniera radicale il cinismo femminile in base al quale “una donna non è mai veramente libera finche è non è sposata: libera di spendere soldi a volontà, avere qualche avventura ma essere al sicuro. Ecco perché gli uomini vanno controllati, tutto consiste nel tenerli in equilibrio instabile”. È lei dunque che insinua il dubbio nella sposa greca spingendola a compiere il peggior sacrilegio che possa esistere, la violazione del (patetico) circolo maschile.
Per la Lisi, nel culmine della sua raffinata bellezza, si tratta del primo film hollywoodiano e la sua uscita dalla torta resta un’immagine altamente iconica. Qui fa anche teneramente sorridere, incarnando il candore di una donna semplice ed affettuosa, probabilmente ciò che farà realmente cedere Stanley, quando simula l’ingenuità con cui racconta come gli uomini rumoreggino alla sua vista o quando si vede drammaticamente sgonfiare il soufflé a causa delle vibrazioni della porta sbattuta da Charles. Peccato che la carriera americana della Lisi sarebbe finita dopo poco, lei persona moralmente inscalfibile per poter mai cedere alle assurde pretese del mondo hollywoodiano che volevano a tutti i costi violarne la sua naturale pudicizia.

La fotografia è dell’abile Oscar Harry Stradling Sr. che forse insiste troppo nei campi medi o nei piani medi, in parte perché l’ambientazione è all’interno di edifici o tra le belle scalinate della casa di Stanley, sicché a volte si sente il bisogno di trovare respiro in spazi più ampi. Musicalmente nulla di eclatante, ma diverte l'uso di partiture che si ripetono per sottolineare la ricorsività delle situazioni.
L’errore grave nel giudicare il film potrebbe essere quello di prenderlo troppo sul serio: tutto in realtà è assolutamente paradossale ed enfatizzato oltre misura e l'escamotage di mischiare ben 3 livelli narrativi (reale, simulato e disegnato) ne è la prova evidente: sono la trovata geniale con cui è possibile spingere il plot sui toni più caustici, provando ad ironizzare su molti luoghi comuni in merito alla condizione matrimoniale, alcuni dei quali ancora oggi assai radicati (si pensi a quanto descritto in un film molto più serio e recente come Swallow).

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