Nel film Leila, Clementina, una bambina di dieci anni, trascorre l’estate in campagna con suo padre, dopo la partenza improvvisa della madre. Quest’ultima ha lasciato un vuoto che modifica gli equilibri familiari. Il padre sceglie di affrontare la situazione attraverso il gioco, dando vita a un mondo immaginario in cui lui e la figlia possono muoversi con nuove identità e obiettivi simbolici.
Clementina diventa così Leila, un’aviatrice impegnata in una missione: ritrovare la madre e riportarla a casa. Il padre si trasforma in Tonio, un compagno di viaggio all’interno di una narrazione alternativa che si costruisce giorno dopo giorno. La realtà e la fantasia si intrecciano in modo funzionale alla condivisione del tempo e all’elaborazione dell’assenza.
In anteprima ad Alice nella Città.

Leila e Tonio: un gioco serio
I due personaggi centrali del film Leila, Clementina/Leila e il padre/Tonio, abitano un doppio registro: quello della quotidianità e quello del gioco. L’interazione tra le due dimensioni scandisce il racconto. Tonio è un personaggio costruito all’interno della finzione per accompagnare Leila nella sua ricerca. La relazione padre-figlia si ridefinisce così all’interno di una dinamica narrativa condivisa.
Il gioco diventa il canale attraverso cui i due comunicano. Leila è una figura che agisce con determinazione all’interno del mondo inventato, seguendo una missione ben definita. L’adozione di ruoli immaginari consente a entrambi di esplorare un contesto emotivo senza doverlo esplicitare direttamente.
Un esercito senza volto
La madre è una figura assente ma centrale del film Leila. Non compare direttamente nella narrazione attiva, ma ne costituisce il motore. La sua partenza è l’evento da cui prende avvio la trasformazione simbolica del quotidiano. La ricerca della madre è rappresentata attraverso ostacoli immaginari, tra cui un esercito nemico senza volto, che assume il ruolo di antagonista nel mondo fantastico costruito dai protagonisti.
Questa rappresentazione astratta riflette il disorientamento dei personaggi di fronte a un evento non del tutto compreso e non ancora elaborato. Il nemico non ha una forma precisa, come l’assenza che cercano di affrontare.

La fiaba come struttura di contenimento
Nel film Leila, la finzione narrativa non viene proposta come evasione, ma come strumento per dare una forma al disagio. La casa di campagna, spazio reale, viene reinterpretata come fortezza. Oggetti comuni diventano elementi simbolici (una mappa, un costume, una missione) e l’intero scenario si trasforma in un ambiente codificato secondo le logiche del racconto.
Il gioco offre così una struttura entro cui contenere l’evento traumatico della separazione. I codici narrativi della fiaba permettono ai personaggi di attribuire senso a ciò che stanno vivendo, senza dover necessariamente verbalizzare ogni emozione o pensiero. Allo stesso tempo, la finzione mantiene un margine di ambiguità: può offrire protezione ma anche confusione, a seconda di come viene gestita.
Forme dell’imperfezione affettiva
Le note di regia firmate da Alessandro Abba Legnazzi accompagnano la visione del film Leila con un testo autobiografico che esplicita il contesto di partenza del progetto. Il racconto parte da un’esperienza personale: una separazione familiare affrontata insieme a una figlia piccola, con l’intento di trasformare quella frattura in un racconto condiviso.
La scrittura registica non assegna ruoli fissi di colpa o merito. Viene proposta una lettura della separazione come condizione complessa, in cui le reazioni non sono sempre controllabili o comprensibili, e dove le figure genitoriali si trovano a oscillare tra tentativi, errori e intuizioni. L’idea della fiaba come costruzione imperfetta emerge come possibile risposta narrativa alla frammentazione vissuta.

La funzione narrativa del gioco
Leila propone una riflessione sulla funzione narrativa del gioco infantile e sulla sua capacità di sostenere un processo emotivo. La vicenda non è articolata secondo logiche strettamente realistiche, ma si sviluppa su un piano dove immaginazione e vissuto si contaminano.
Il film si colloca in una zona intermedia tra il documento personale e la costruzione simbolica, evitando soluzioni nette o spiegazioni conclusive. L’immaginazione viene proposta come spazio possibile per affrontare situazioni che, nel reale, non trovano risposte immediate. Il gioco diventa così non tanto una fuga, quanto un dispositivo di significazione temporanea, capace di contenere ciò che non può ancora essere elaborato pienamente.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Leila può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Leila
Drammatico - Italia 2025 - durata 64’
Regia: Alessandro Abba Legnazzi, Giada Vincenzi, Clementina Abba Legnazzi
Con Clementina Abba Legnazzi, Giada Vincenzi, Alessandro Abba Legnazzi
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