Il film Di là dal fiume e tra gli alberi, al cinema dal 3 luglio grazie a PFA Films, non è una semplice trasposizione letteraria: è un attraversamento. Un’opera che riprende l’ultimo romanzo pubblicato in vita da Ernest Hemingway e lo riconsegna al presente con rispetto, profondità e un taglio visivo che alterna malinconia a rigore. A dirigerlo è Paula Ortiz, regista spagnola capace di muoversi tra i silenzi e le ombre di una Venezia del dopoguerra, raccontando il tempo della fine come se fosse ancora vivo.

Un dialogo tra estremi
Il protagonista del film Di là dal fiume e tra gli alberi è Richard Cantwell, colonnello americano segnato dal fronte e da una diagnosi terminale. Vuole trascorrere un ultimo fine settimana da solo, immerso nei suoi riti: una battuta di caccia alle anatre, una visita ai luoghi che un tempo amava, un addio silenzioso alla vita. Ma nell’incontro con Renata Contarini, giovane contessa veneziana, qualcosa si incrina. E forse proprio lì, dove tutto sembra destinato a concludersi, riaffiora una possibilità di significato.
Non si tratta di una storia d’amore nel senso romantico del termine. È qualcosa di più fragile e reale: due esseri umani “che si aiutano a vicenda ad accettare se stessi”, come ha dichiarato la stessa Ortiz. Lui è alla fine, lei all’inizio. Entrambi, però, “si sentono persi, senza casa”. In quella doppia notte di dialoghi e sguardi, trovano un linguaggio comune che non ha bisogno di spiegazioni.
A incarnare Cantwell è Liev Schreiber, in una delle sue prove più misurate e intense. Il suo colonnello è stanco, pieno di sarcasmo e di dignità, segnato ma non ancora spezzato. Non teme la morte, teme solo che “ogni cosa bella finisca prima di essere capita”. Accanto a lui, Matilda De Angelis porta Renata a vivere oltre l’icona: non è solo musa o simbolo, ma una donna piena di sensibilità, ironia e slancio vitale. La loro connessione non è tanto fisica quanto spirituale.
Venezia, personaggio fantasma
Il film Di là dal fiume e tra gli alberi si muove con una lentezza necessaria. Ortiz non rincorre la narrazione, la scava. “Ho cercato di tenere il ritmo di Hemingway, in una forma estetica ed etica contemporanea”, spiega la regista. E quel ritmo è fatto di sottrazione, di allusioni, di gesti piccoli che pesano quanto i grandi eventi.
Anche la scelta visiva - alternare bianco e nero a colore, affidata alla fotografia di Javier Aguiressarobe - rafforza la sensazione di trovarsi in un tempo fuori dal tempo, in un mondo dove la memoria e la realtà si fondono.
Intorno ai protagonisti ruota un cast raffinato: Josh Hutcherson, Laura Morante, Danny Huston, Sabrina Impacciatore e Maurizio Lombardi, tra gli altri. Ma è Venezia a rubare spesso la scena. Non la Venezia da cartolina, bensì una città fatta di riflessi, corridoi d’acqua, ombre lunghe. Una Venezia spogliata, che diventa teatro dell’anima.
Ogni luogo attraversato da Cantwell sembra depositare un ricordo, un addio. E nella scelta di evitare toni melodrammatici, il film raggiunge una verità più sottile, più onesta.

La sostanza sotto la superficie
Il film Di là dal fiume e tra gli alberi non ha paura di essere colto, poetico, grave. Parla di morte, sì, ma per interrogarsi sulla vita. Riconosce la bellezza come condizione fragile, transitoria. “È una storia contro la guerra sulla strada della morte, della vita e della bellezza”, afferma Ortiz. Una storia che non grida, ma resiste. Che accetta il fallimento senza rinunciare a cercare una verità, per quanto sfuggente.
L’opera di Hemingway, con la sua scrittura stratificata e simbolica, ha sempre sfidato il cinema. In passato ci hanno provato Huston, Altman e Frankenheimer. Solo ora, però, il romanzo incontra una voce capace di tradurne la sostanza senza violentarne il silenzio.
L’adattamento di Peter Flannery, la musica di Edward Shearmur, i costumi di Stefano Nicolao, le scenografie di José Tirado: tutto concorre a creare un film che non cerca l’effetto, ma la verità. In tempi dominati da rumore e velocità, questa è un’opera che ha il coraggio di rallentare. Che crede ancora nel potere delle parole sussurrate.
Il passo lento di un uomo
Di là dal fiume e tra gli alberi è una meditazione, un film d’atmosfera, ma anche un racconto profondamente politico. Parla della fine dell’impero americano, dell’identità maschile ferita, del senso della bellezza in un mondo devastato. E soprattutto, ci ricorda che a volte basta un incontro, una conversazione, per trovare una tregua.
Il colonnello Cantwell non è un eroe, ma un uomo che affronta l’abisso con lucidità. E mentre si avvia verso l’ultima battuta di caccia, capisce che l’unico rifugio possibile non è il passato, ma un attimo di presenza vera.
Hemingway scriveva che “il vero significato sta sotto la superficie”. Paula Ortiz l’ha capito, e ha scelto di filmarlo senza mai urlare. Il risultato è un’opera che lascia il segno. Come un addio sussurrato, come il passo lento di un uomo che attraversa il fiume.
Filmografia
Di là dal fiume e tra gli alberi
Drammatico - Regno Unito 2022 - durata 106’
Titolo originale: Across the River and Into the Trees
Regia: Paula Ortiz
Con Liev Schreiber, Matilda De Angelis, Josh Hutcherson, Laura Morante, Massimo Popolizio, Maurizio Lombardi
Al cinema: Uscita in Italia il 03/07/2025
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