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Cannes 2018 - Capitolo 2
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Continua il nostro viaggio allo scoperta dei titoli in concorso al 71mo Festival di Cannes. Questa volta prenderemo in esame sei differenti titoli che spaziano tra Occidente e Oriente, passando dall'Italia alla Cina. Attualità, storia e melodramma fanno da filo conduttore a opere di registi affermati, alcuni già premiati sulla Croisette e altri, seppur rinomati, alla loro prima volta in concorso (l'iraniano Panahi, ad esempio, concorre per la prima volta per la Palma d'Oro).

 

6. COLD WAR (Pawel Pawlikowski) - EXCL.

Diretto da Pawel Pawlikowski e sceneggiato dallo stesso con Janusz Glowacki (con la collaborazione di Piotr Borkowski), Cold War racconta la storia d'amore tra un uomo e una donna che si incontrano tra le rovine della Polonia del secondo dopoguerra. Con differenti background e temperamenti, Zula e Wiktor sono fatalmente agli antipodi ma per tale ragione destinati ad appartenersi.

«Cold War è dedicato ai miei genitori, che avevano lo stesso nome dei protagonisti del film. Mio padre e mia madre sono morti nel 1989, prima del crollo del muro di Berlino e sono stati insieme per 40 anni, spesso divisi dalla Cortina di ferro. Avevano entrambi una personalità forte e meravigliosa ma come coppia era un disastro senza fine. I protagonisti del mio film non sono molto diversi da loro: per una decina d'anni, ho riflettuto sul come raccontare questa storia, i vari tiremmolla e un così lungo periodo di tempo. I miei genitori non hanno avuto un'esistenza drammatica da manuale: più penso alla loro vita di coppia e, giuro, meno la capisco. Nonostante le difficoltà, sono rimasti insieme e per me non è stato facile capire il mistero del loro legame. Hanno vissuto separati, sono stati in esilio e appartenevano a culture diverse: eppure non hanno mai ceduto alle tentazioni e si sono comportati sempre in maniera onesta.

Per finzione narrativa, ho cambiato però qualcosa. E mi sono chiesto, non senza polemica: il comunismo ha ampliato o limitato le opzioni di vita della gente?».

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7. ASH IS PUREST WHITE (Jia Zhang-ke) - EXCL.

Diretto e sceneggiato da Jia Zhang-ke, Ash is Purest White racconta la storia della giovane Qiao che nel 2001 è innamorata di Bin, un piccolo boss del sottobosco criminale di Datong. Durante un attacco da parte di una banda rivale ai danni di Bin, Qiao per difesa spara diversi colpi di pistola e per tale ragione viene condannata a cinque anni di carcere. Una volta tornata in libertà, va in cerca di Bin e cerca di riallacciare i rapporti con lui. Bin però si rifiuta di seguirla. Dieci anno dopo, a Datong, Qiao è single e ha continuato la sua esistenza rimanendo fedele ai valori della malavita quando Bin ritorna per ricercarla, dal momento che è l'unica persona che abbia mai amato.

«Durante il montaggio dei miei precedenti film Unknown Pleasures - Piaceri sconosciuti e Still Life, di cui l'attrice Zhao Tao è protagonista, ho deciso di semplificare la trama tagliandone le scene d'amore. Quando ho visto per caso le scene tagliate, i due personaggi da lei interpretati si sono fissati nella mia mente. Ho immaginato allora una donna che è nata e cresciuta nella mia terra natale, in una regione di miniere di carbone nella Cina nord-occidentale. Il suo nome era Qiaoqiao (Qiao, in breve) e si innamorava di un ragazzo che non era proprio un santo. La storia cominciava con il loro amore e i loro tormenti. Nel 2006,  l'uomo partiva per la zona delle Tre Gole. Lei lo seguiva ma la loro relazione si interrompeva. Non mi è rimasto allora che immaginare tutto quello che sarebbe successo dopo: le scene cancellate mi hanno spinto a immaginare cosa sarebbe divenuta questa donna oggi e come sarebbe cambiato l'uomo che aveva amato. Ash is Purest White inizia nella Cina di inizio XXI secolo e si chiude nel 2018. Ho sempre amato le storie che si dipanano per un lungo periodo di tempo... un periodo di tempo che contiene i segreti di una vita, le storie e le esperienze di ognuno».

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8. GIRLS OF THE SUN (Eva Husson) - EXCL. 

Diretto e sceneggiato da Eva Husson, Girls of the Sun racconta la storia di Bahar, una comandante del battaglione delle Figlie del Sole che in Kurdistan si sta preparando a liberare la sua città dalle mani degli uomini in nero con la speranza di trovare suo figlio. Mathilde, una giornalista francese, arriva per seguire da vicino l'offensiva e testimoniare la storia di queste eccezionali guerriere che, dall'esistenza sconvolta, lottano per la stessa causa: il diritto a essere donna, alla vita e alla libertà.

«Da figlia di un soldato repubblicano spagnolo, da sempre sono interessata alla questione del crollo degli ideali. Nel 2006, ho cominciato a lavorare a un progetto su un campo di concentrazione di rifugiati spagnoli in Francia dopo la guerra civile, un campo in cui era stato anche mio nonno. Mi interessava raccontare il trauma collettivo e individuale rappresentato dal campo. Ed è stato allora che ho sentito parlare di queste donne curde, le Figlie del Sole, e che ho cominciato ad approfondire l'argomento, scoprendo gli ideali marxisti delle guerriere curde, le guerre per una terra che non è assicurata e la lotta contro il fascismo. Mi è sembrato qualcosa di molto familiare e ho ritrovato nella loro tragedia contemporanea qualcosa che volevo raccontare da tempo: la lotta per un ideale e la ricerca di uno scopo significativo. Ovviamente, raccontare la storia delle Figlie del Sole significa abbracciare un certo percorso politico e raccontare gli orrori che hanno vissuto le combattenti finite nelle mani degli estremisti, rapitori che hanno fatto vivere loro circostanze spaventose. Prima delle riprese, sono stata in Kurdistan e ho incontrato tutte le possibili fazioni curde. Non ho invece nemmeno provato a incontrare esponenti estremisti: non era nelle mie intenzioni parlare con loro o capire i loro punti di vista. Sono semmai andata nei campi profughi ad ascoltare le storie delle donne fuggite dai rapitori e grazie alle loro testimonianze ho costruito il personaggio di Bahar: non è facile rimanere impassibili di fronte a una donna che ti racconta di essere stata venduta e riscattata 14 volte, che con dolcezza e forza ripercorre le violenze subite e che inevitabilmente rimette in discussione con il suo dolore tutte le tue certezze».

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9. THREE FACES (Jafar Panahi) - EXCL.

Diretto e sceneggiato da Jafar Panahi, Three Faces racconta la storia di una famosa attrice iraniana che riceve un video in cui una giovane ragazza chiede il suo aiuto per sfuggire alla morsa di una famiglia conservatrice. La donna decide allora di chiedere all'amico Jafar Panahi, famoso regista, di aiutarla a capire se si tratta di un video manipolato o di realtà. I due si dirigono di conseguenza verso il villaggio della giovane nelle remote montagne del nord ovest dell'Iran, dove ancestrali tradizioni continuano ancora a dettare legge nella vita locale.

«Three Faces trae ispirazione da una situazione che, senza essere nuova, è letteralmente esplosa con l'avvento dei social network, ampiamente utilizzati in Iran: la frenetica ricerca di contatti, in particolare con la gente del cinema. Io stesso sono oggetto di disparate richieste di amicizia, molte delle quali accomunate dal desiderio di chi mi cerca di realizzare un film. Come la maggior parte di coloro che ricevono messaggi dai fan sui social, raramente rispondo ma non posso non notare a volte con quanta sincerità o intensità la gente mi scriva, chiedendomi a volte quale realtà si nasconda dietro. Un giorno, ho ricevuto su Instagram un messaggio molto serio proprio mentre su tutti i giornali si parlava di una ragazza che si era suicidata perché le era stato proibito di fare cinema. Se avessi ricevuto su Instagram un video della suicida, come avrei reagito?

Tale domanda mi ha fatto tornare la voglia di confrontarmi con la storia del cinema iraniano, che molto spesso ha ostacolato i suoi artisti in modi diversi in tempi diversi. Mi è venuta allora in mente l'idea di evocare tre differenti generazioni (rappresentanti di passato, presente e futuro) attraverso tre personaggi d'attrici». 

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10. SHOPLIFTERS (Hirokazu Koreeda) - EXCL.

Diretto e sceneggiato da Hirokazu Koreeda, Shoplifters racconta la storia di Osamu, un uomo che, di ritorno con il figlio Shota da una delle tante azioni di taccheggio, raccoglie per la strada una bambina che sembra abbandonata a se stessa. Riluttante in un primo momento a tenerla in casa per la notte, la moglie di Osamu accetta di prendersi cura della piccola quando si rende conto che i genitori la stanno maltrattando. Nonostante la povertà e le piccole rapine messe a segno per arrotondare magri stipendi, la famiglia sembra vivere felice fino a quando un incidente rivela brutalmente i loro più terribili segreti.

«Ho iniziato a pensare a Shoplifters quando ho sentito alcune storie di famiglie che, per sopravvivere alla miseria, hanno continuato a percepire la pensione di vecchiaia dei loro cari defunti da tempo. In Giappone, crimini come questo, le frodi ai danni delle assicurazioni e lo spingere i figli a rubare sono puniti gravemente. Certo, è legittimo denunciare gli autori di tali atti ma mi chiedo il perché di tanta rabbia nei confronti di reati insignificanti a confronto di altro molto più gravi che rimangono impuniti».

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11. LAZZARO FELICE (Alice Rohrwacher) - EXCL.

Diretto e sceneggiato da Alice Rohrwacher, Lazzaro felice racconta la storia di Lazzaro, un giovane contadino di eccezionale bontà che vive all'Inviolata, un borgo rimasto lontano dal mondo e su cui regna incontrastata la marchesa Alfonsina de Luna, la regina delle sigarette. La vita dei contadini del posto non è cambiata dopotutto, sono sfruttati e a loro volta approfittano della bontà di Lazzaro che, durante il corso di un'estate, diventa amico di Tancredi, il figlio della marchesa. Tancredi, un giorno, chiede a Lazzaro di aiutarlo a orchestrare il suo stesso rapimento. Tale strana e improbabile alleanza rappresenta una rivelazione per Lazzaro che, grazie a un'amicizia così preziosa, viaggerà nel tempo per ricercare Tancredi. Arrivando per la prima volta nella grande città, Lazzaro sarà come un frammento di un perduto passato nel mondo moderno.

«Lazzaro felice è la storia di un'elevazione alla santità senza miracoli, poteri ed effetti speciali, ma semplicemente per il fatto di essere al mondo, di avere fede negli esseri umani e di non pensare male. Il film evoca la bontà come concetto e regola di vita: è un manifesto politico, una fiaba, un canzone, sull'Italia degli ultimi cinquant'anni.

Attraverso le avventure di Lazzaro volevo raccontare nella maniera più leggera possibile, con amore e umorismo, la tragedia che ha devastato il mio paese, il passaggio da un Medioevo materiale a un Medioevo umano: la fine della civiltà contadina, la migrazione verso la periferia delle città di migliaia di persone che non sapevano nulla della modernità, la rinuncia a quel poco che avevano per trovare ancora meno e la descrizione di un mondo di fattorie polverose che si trasformano in fattorie innovative, brillanti e attraenti. Senza saperlo, Lazzaro viaggia nel tempo e interroga le immagini del presente come un enigma, con i suoi gentili e spalancati. Perché viaggiare nel tempo? Piegare le pagine della storia e guardare, l'uno di fianco all'altro, tempi così contraddittori eppure così simili: è un desiderio che ho sempre avuto... scuotere il libro e rimescolare le corte è qualcosa che il cinema consente. La mia storia si basa su un fatto reale che mi ha colpito, sulla storia di una marchesa che, approfittando dell'isolamento di alcune suo proprietà, aveva nascosto ai suoi contadini l'abolizione della mezzadria. Quando finalmente nel 1982 tutti gli accordi di mezzadria ancora in vigore sono stati convertiti in contratti di locazione o di lavoro salariato, la marchesa si è comportata come se nulla fosse: in breve, i suoi contadini hanno continuato a vivere per diversi anni in condizioni di semi schiavitù mentre nel resto del paese l'abolizione della mezzadria stava trasformando secoli di sfruttamento in veri e propri contratti tra gente con gli stessi diritti governati dalle leggi di stato, un importante progresso che ha cambiato secoli di soggiogamento in una scelta voluta e negoziabile. La storia dei contadini arrivati in ritardo all'incontro con Storia e rimasti esclusi dalla trasformazione ha sempre suscitato in me una tenerezza infinita».

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2. CONTINUA

 

*Si ringrazia per i materiali MK2 Film Sales, Ad Vitam Distribution, Diaphana Films, WildBunch Film Sales, Memento Film, Elle Driver, WildBunch Distribution, RV Press, FilmPressPlus, Protagonist Pictures

 

*Cannes 2018 - Capitolo 1

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