In attesa di vedere la sua ultima fatica, che come al solito divide critica e pubblico, sia all'estero che in patria, piccola carrellata sui pregi e i difetti del Clint anni zero. I film sono in ordine di gradimento.
Cinema classico che si fonde magicamente al cinema "da provincia americana" che farà parte costante del Clint dal 2000 in poi, in un capolavoro assoluto, con un cast fenomenale e una trama che mescola abilmente dramma e thriller così da creare un perfetto meccanismo che buca il cuore dello spettatore. L'anima nera dell'America, tra pedofili, omicidi, maltrattamenti, carceri e gente che cerca la propria giustizia ad ogni costo e sullo sfondo la storia di un'amicizia difficile e sofferta, come quella tra i protagonisti del film. Eastwood gioca al gatto e al topo con lo spettatore per tutta la durata dello splendido lungometraggio, che dà un'impronta diversa al suo cinema e lo proietta ancora una volta nell'Olimpo dei più grandi cantastorie del cinema moderno. Anche il gatto può diventare però topo, anche se in questo caso, è più un cane rabbioso. Voto: 9
La figura più importante dell'intero percorso cinematografico di Clint Eastwood è, probabilmente, Walt Kowalski, veterano in pensione che decide di dare un senso alla sua vita cercando di salvare un giovane ragazzo asiatico che ha cercato di rubare la sua vecchia auto per poter essere ammesso in una gang di strada formata da ragazzi sbandati. Il tessuto sociale è sporco, così come la macchina cinema nella mani di Clint Eastwood. La resurrezione parte dal perfezionamento e al perfezionamento si può arrivare grazie alle opere benefiche. Gran Torino è uno dei maggiori successi dell'Eastwood nuovo millennio, e si può considerare la summa del suo cinema, così teoricamente esposto a segnali di stile, da essere considerato perfino irricevibile da molti. Ma il messaggio c'è, eccome. Sta a noi comprenderlo e lasciarci trascinare. E forse diventeremo, un giorno, dei Walt Kowalski. Voto: 8 1/2
La redenzione è spesso al centro del cinema di Clint Eastwood, ma non è mai stato un tema così profondo quanto lo è in questo Million Dollar Baby, favola geniale e tremenda sulla rinascita di due anime: da una parte l'allenatore Frankie Dunne e dall'altra la pugile Maggie, in attesa proprio di redenzione e che riescono a trovare un proprio senso comune nel diventare una campionessa e una leggenda. Pagando un prezzo comunque troppo alto. L'Eastwood più celebrato, quello che si ricorderà maggiormente, premiato anche con l'Oscar, presenta una sceneggiatura inappuntabile, di Paul Haggis e un cast di personaggi straordinari, di grande spessore. Fantastica la Swank, eccellente Eastwood, profondo Freeman. E il rapporto di Clint con Dio, non è mai stato così...come dire...mutevole. Voto: 8
Film gemello di "Flags of our fathers" ma visto da schieramenti opposti. Da una parte gli eroi americani, dall'altra i temerari uomini della resistenza giapponese. Sia dannato il paese che ha bisogno di eroi, diceva Brecht e aveva dannatamente ragione. La guerra è brutta, la guerra è sporca, la guerra fa male. Ma quello che accade dopo una guerra è ancora peggiore. Eastwood consacra il suo spessore da critico sociale e da cantastorie di provincia delineando un ritratto di corpi e di uomini che in realtà è un ritratto di un'intera nazione, difficile da recuperare e quasi impossibile da capire. All'eroe resta il rimpianto di non aver vinto veramente nulla, a chi perde resta il rammarico di aver perso, ma a tutti resta la felicità di aver concluso. Non due capolavori, ma due film che fanno molto pensare. Voto: 7 1/2(entrambi)
Non convince tantissimo questo Changeling, primo acciacco della fase autunnale di Clint Eastwood dopo anni di floridi lavori. L'epopea di una donna alla ricerca di suo figlio, in un mare di ingiustizia umana e divina, appare troppo stilizzata all'Eastwood stile e troppo poco convincente dal punto di vista cinematografico. La Jolie ha perso ogni credibilità come attrice e in un ruolo drammatico come questo non ci sta benissimo, anzi. Accolto dalla critica come un filmone, in realtà la storia si sgretola in fretta e anche i ritratto della società sembra troppo spietato, anche nei confronti della realtà oggettiva in cui viviamo. In definitiva, Clint ha fatto di meglio, ma anche questo non è certo da buttare. Voto: 6
Hereafter non è un film sulla morte, come potrebbe sembrare. In realtà, Hereafter è un film sul "dopo-morte". Cosa accade dopo la morte? Si può tornare in vita? Che cos'è la morte? E soprattutto, si può combattere? Eastwood non dona risposte, si limita a darci la sua versione dei fatti, senza aggiungere una soggettivià possibile. Il risultato delude le aspettative, risultando troppo lento e troppo poco adeguato a ciò che ci si aspetta davvero da un film del genere. Non si tratta di un'indagine profonda contro l'irreale, anzi, Eastwood torna e ritorna sul suo cinema, con l'aria di chi ne ha passate troppe e il film risulta essere l'ennesimo, goffo, tentativo, di ridare luce a tempi ormai morti. La vera sorpresa è Cecile De France, splendida creatura, che offre un'interpretazione di livello. Voto: 6(per essere buoni).
Il film più sopravvalutato dell'intera carriera di Clint Eastwood. Tra Nelson Mandela, il destino del Sudafrica, il rugby e le tensioni sociali, Eastwood dà si uno spaccato profondo sulle differenza che si trovano tra due mondi che però si possono unire, ma dimentica che nel cinema non basta. Il film annoia perfino chi cerca di appassionarsi alla storia e delude i fan più sfegatati del grande cineasta americano. Freeman compie un miracolo, salvando la figura, offuscata dall'intero film, del grande leader, ma non può far nulla di fronte agli evidenti limiti di una sceneggiatura scritta con la mano sinistra, che vorrebbe innalzare le vette di cinema che fa umanità. E invece, riesce ad abbassarle terribilmente. Voto: 5
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