Questi i migliori. Scelte difficili e sofferte. Qualche parimerito in coda, ma si sa l'arte, come la vita, è niente se non si è grado di scegliere. Di scegliere.
Sorrentino realizza un film raro e speciale, che non scade mai nel documentario e, richiamando l’Oliver Stone dei bei tempi, lo oltrepassa, mischiando autorialità e ricostruzione, veridicità e surrealismo, violenza e gusto del grottesco.
Lumet sceglie i toni della tragedia e incastra perfettamente tutti i pezzi di un puzzle al cardiopalma che, grazie ad un cast formidabile, trasmette un diffuso sentore di morte e provoca un lacerante stato di angoscia di fronte a una società composta di m
Andersson scava nel cuore dei suoi modelli simbolo e vi trova il sangue nero (il titolo originale è “There will be blood”) di una terra arida e fredda, nonché tutta la barbara insulsaggine della conquista per la conquista, del possesso per il possesso, de
Con un piglio quasi Altmaniano Virzì si spinge oltre la mera denuncia dello sfruttamento dei precari, descrivendo una realtà a tutto tondo, dove perdono tutti: ricchi e poveri, bravi e incapaci, forti e deboli; e in cui il “mors tua vita mea” trionfa (qua
Loach, e con lui il suo sguardo, scompare, aprendo il sipario sul mondo attuale, su una storia che, pur essendo fiction, sta realmente avvenendo da qualche parte nella sorprendente Gran Bretagna. Una storia fatta di fredda e ineluttabile consequenzialità
Cos’è l’artista? Chi è? Come lo si conosce e cosa vuole dirci con le sue opere? Domande destinate a rimanere aperte, secondo Todd Haynes, che riempie una scatola, vuota e trasparente, di fumi colorati e impalpabili, (non) descrivendo l’indescrivibile mist
Un’odissea, una disperata ricerca di se stessi e dell’essenza di vivere, un’indagine avventurosa, irrazionale e selvaggia delle relazioni umane, della vita pura e senza sovrastrutture, e del proprio rapporto con la natura.
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