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Pre Carità

Regia di Flavio Costa vedi scheda film

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La recensione su Pre Carità

di Baliverna
7 stelle

E se sotto agli stracci ci fosse un furbo, per nulla nel bisogno, che vuole solo spillare quattrini facendo leva sui giusti sentimenti di compassione delle persone?

E' un piccolo film, un corto appunto, ma è denso di contenuti e si presta a suscitare dibatitti. Tecnicamente direi che è fatto bene; quanto al contenuto, ognuno dica la sua.
Il protagonista è il tipico neo-laureato italiano, magari pure "masterato", con la solita mamma molto presente e invadente, che dopo due anni dalla fine degli studi non riesce ancora a trovare lavoro. Almeno non riesce a trovare il super-lavoro per il quale ha studiato e del quale ritiene di aver diritto. Ecco qui il primo punto: che ci sia disoccupazione è vero, ma perché non accettare all'inizio un lavoretto subalterno, magari nella stessa azienda nella quale un domani si potrebbe fare carriera? Oppure ancora un lavoro che non c'entra niente con gli studi e nel frattempo si continua a cercare? Personalemente trovo che la pretesa di trovare come prima occupazione un lavoro ben pagato e a livello degli studi fatti sia una pretesa eccessiva. Io credo nella gavetta, nel "per asperda ad astra", e nella perseveranza. Quasi sempre, una persona valida viene poi invitata a passare avanti. Infine il ragazzo del film esagera un po' col disfattismo quando dice "Ho tanto studiato e adesso cosa posso fare? Niente! A cosa è servita tutta questa fatica? A niente!".
In secondo luogo c'è il problema dei mendicanti. La povertà esiste e morde, specialmente in questi tempi. E' vero quindi che ci sono veri poveri, magari stranieri, che sono costretti a chiedere la carità. Ed è vero che è giusto aiutare chi è nel bisogno, anche meglio se attraverso organizzazioni come la Caritas o la San Vincenzo, che non danno denaro ma cibo e vestiti. Io stesso do qualcosina se mi pare che la persona abbia veramente bisogno. Però, però... è pure vero che oggi ci sono tanti falsi mendicanti, finti poveri, simulatori, oppure persone che per mestiere e per decisione fanno gli accattoni e intendono vivere del denaro degli altri senza lavorare nel vero senso. Questo ambiente ha le sue regole, il mendicare ha le sue tecniche, le sue modalità per avere più successo. Esse si possono paragonare alle tecniche di marketing delle grandi aziende. Come attirare l'attenzione dei passanti? Come fare più presa su di loro? Come impietosirli? Come sembrare il più disgraziati e patetici possibile? Da quello che ho visto io, i mendicanti sinceri sono quelli che cercano di sembrare, per quello che possono, rispettabili nel vestire e nella pulizia, e poi magari allungano timidamente una mano e ti sussurrano "Aiutami amigo, io fame, non mangiare due giorni...". Quelli che sembrano smaccatamente disgraziati sono spesso dei simulatori. Infine va anche sollevato il velo dalle internazionali dell'accattonaggio, vere e proprie organizzazioni criminali che reclutano forzatamente finti mendicanti, magari bambini venduti dai loro genitori, che vengono schiavizzati e costretti a portare loro quasi tutti i proventi della loro attività, pena le botte o cose del genere. Gli sgherri di queste organizzazioni spesso rompono le ossa ai bambini e le riattaccano storte per "produrre" zoppi e storpi il più pietosi possibile. Ebbene sì, succede anche questo. E' ovvio che quando si fiutano questi retroscena è giusto non dare neppure un centesimo, perché altrimenti si diventa finanziatori di questi orrori.
Se dunque il film forse generalizza un po' troppo, e forse banalizza il tema, è pur vero che mette il dito su una piaga che esiste.
In generale, sia sul tema del lavoro che su quello dell'accattonaggio c'è qualche forzatura, ma pure diverse verità; a margine, è anche desueto il riferimento al "monsignore" che dà raccomandazioni. Comunque è un filmetto godibile e ricco di spunti per un confronto.

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