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Soldato di carta

Regia di Aleksej German jr. vedi scheda film

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La recensione su Soldato di carta

di Baliverna
7 stelle

Un medico, addetto agli astronauti del gruppo di Gagarin, non cura nessuno e combina ben poco, malato com'è egli stesso, nel corpo e nell'anima.

E' una pellicola particolare e sicuramente originale, la quale narra di eventi che si presterebbero molto alla retorica e all'esaltazione (cioè il viaggio nello spazio di Jurij Gagarin), ma che lo fa con un tono tutt'altro che magniloquente. E' una pellicola dove regna la tristezza e la mancanza di senso. Vi è inoltre un generale senso di precarietà quanto ala situazione nazionale dell'Unione Sovietica di allora, che si apprestava ad una gloriosa impresa spaziale, ma che stava al suo interno tutt'altro che bene.
Lo stalinismo è finito da qualche anno (e si chiude qualche campo di lavoro), ma il presente e il futuro appaiono precari e incerti, nonostante la propaganda ufficiale, che sproloquia sul radioso futuro del socialismo, dica il contrario. Ciascuno dei personaggi vive un sottile ma persistente disagio interiore, perché nutre dubbi su quello che sta facendo, cioè si chiede se sia giusto e se abbia un senso. Il protagonista è il più angosciato di tutti, e somatizza questo stato d'animo in un insistente mal di testa. Angosciato, a tratti apatico e a tratti sovreccitato, vaga per le infrastrutture della missione spaziale, ma non combina praticamente niente di concreto, nonostante sia uno dei medici degli astronauti. Ha ben tre donne, cioè una moglie e due amanti, che però tratta con la medesima sufficienza e poca importanza. Non ama veramente nessuna di loro, ma esse, proprio forse per questo suo essere inafferrabile, lo amano perdutamente e non si sentono veramente tradite, e persino l'una accetta l'altra.
German dirige bene gli attori, che recitano come se fossero nella vita reale, senza teatralità e anzi sottotono, ma sono al contempo espressivi del malessere che li intacca tutti. I dialoghi, scritti dallo stesso regista, sono abili nel mettere a fuoco a poco a poco e senza didascalismi la crisi di una generazione di intellettuali sovietici profondamente insoddisfatti, nonostante la relativa agiatezza che il governo garantiva loro rispetto al popolo comune.
Ciò che rimprovero a German è l'inquadrare poco gli ambienti: gli interni si vedono quasi nulla, mentre le desolate steppe del Kazakistan vengono inquadrate un po' di più, ma sempre troppo poco. Anche attorno alla missione spaziale l'ambiente è moto indeterminato. C'è poco da fare, quando io guardo un film voglio vedere, vedere, e vedere, e se non so com'è fatto l'ambiente in cui si muovono i personaggi, ciò m'infastidisce.
Questo non toglie il valore del film, certo non uno di quelli che fa l'occhiolino al pubblico, ma che risulta appagante per chi se la sente di guardarselo con un pizzico di pazienza.
Prodotto con finanziamenti statali e televisivi.

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