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Soldato di carta

Regia di Aleksej German jr. vedi scheda film

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La recensione su Soldato di carta

di maurizio73
7 stelle

Ufficiale medico russo presiede e coordina i controlli di routine sui cosmonauti sovietici impegnati, nei primi mesi del 1961, nell'addestramento presso la base kazaka di Bajkonur in vista dei primi viaggi spaziali al di fuori dell'atmosfera terrestre. Afflitto da insanabili dilemmi etici e da oscuri presagi di morte, vive una lacerazione interiore tra i suoi doveri di patriota e la tormentata relazione con le donne che frequenta al cosmodromo, tra cui la moglie e collega Nina. Il giorno in cui Gagarin compirà la storica impresa però, gli sarà fatale.

 

locandina francese

Soldato di carta (2008): locandina francese

 

Figlio d'arte di un autore russo del 'disgelo' per anni impegnato in temi storici e sociali ed aspramente osteggiato dal regime, Aleksey German Jr. decide di seguire le orme paterne in questo suo terzo lungometraggio osannato a Venezia affrontando, con l'epica intimista ed il lirismo delle gloriosa tradizione sovietica, la controversa vicenda di una conquista dello spazio che, dopo i primi esperimenti Vostok con animali e manichini a bordo, il popolo russo finì per pagare a caro prezzo. Se è vero che il revisionismo critico di fatti storici su cui la retorica e la propaganda sovietica hanno ricamato per lunghi anni appare un facile escamotage per un'astrazione filmica che tende a stratificare i punti di vista (il pubblico ed il privato, i dilemmi etici e l'idealismo patriottico, la fine dello stalinismo e l'avvento dell'era Chrucioviana), il film di German Jr. ('Gherman' alla tedesca) appare attraversato da una tensione morale che si gioca tanto sull'insistita verbosità di una dialettica epigrafica quanto su di una ricostruzione d'ambiente che frequenta la desolazione paesaggistica e morale di una steppa kazaka eletta a luogo di non ritorno per le dilaniate esistenze dei suoi protagonisti. 

 

 

 

Lontano anni luce dai meccanismi agiografici del cinema occidentale e dalla consacrazione epica di figure eroiche che entrano nella storia come marginali comparse a fine film (giusto per dirci che Gagrin era un ragazzotto di belle speranze che teneva un diario personale), l'attenzione dell'autore si concentra sulla discesa agli inferi (si dirà così pure nella Grande Madre Russia? Mah?!!) di un ufficiale medico che lotta su più fronti, diviso tra il pesante fardello di un'eredità paterna illustre e controversa (genitori vittime dello stalinismo), una moglie bella e intelligente che lo divide con altre donne e che ne è una sorta di nemesi morale ("Lenin era una sanguisuga ed una spia tedesca...e ciò che proviene dal regime attuale è disgustoso!") e la sotterranea consapevolezza di un gioco di sofferenze e sacrifici (suoi, delle donne che ama,dei ragazzi che segue) che non valgono la candela di una gloria effimera e insensata, della spiacevole sensazione di essere stati pedine usate a proprio piacimento dalla Politica e dalla Storia.

 

 

 

 

 Intriso degli oscuri presagi di morte di un mondo che vorrebbe raggiungere la gloria delle stella partendo dalle stalle e dal fango della steppa kazaka, il film di German oscilla a sua volta tra la retorica del sacrificio e il sentimento dell'inutilità, non risolvendo la contraddizione che conclude un contdown durato sei settimane (questa la rigida cronologia degli eventi) e che finisce per celebrare l'anniversario di un funerale con quello della falsa gloria di un pilota morto giovane e troppo presto trasformato, da eroe in carne ed ossa, ad impassibile ed inerte idolo di pietra.

 

 

Il titolo del film è anche quello della ironica canzone 'Bumažnyj soldat' ('Paper soldat': Soldato di carta appunto) di Bulat Okudzhava che si attaglia perfettamente alla figura di Gagarin. Leone d'Argento per la regia e Osella d'oro per i contributi tecnici al Festival di Venezia 2008.

 

 

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