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Arrête ou je continue

Regia di Sophie Fillières vedi scheda film

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La recensione su Arrête ou je continue

di giuvax
8 stelle

Precede la visione del film una breve presentazione, come apertura di questo Milano Film Festival 2014: pochi minuti in cui viene posto più volte l'accento sui due interpreti e soprattutto sulla bellezza interiore ed esteriore della protagonista, una splendida (viene ripetuto più volte) Emmanuelle Devos.
Mi domando come mai questa sottolineatura, ma la mia perplessità dura poco. Al primo apparire della Devos in scena si capisce come non sia in campo solo la bravura dell'attrice, ma soprattutto un corpo maestoso prestato al personaggio. Qualcosa che somiglia all'uso del fisico che ha sempre fatto Depardieu. Una fisicità impossibile da ignorare, forte e contemporaneamente fresca e ingenua, sensuale e inconsapevole, che ben simboleggia tutti i passaggi di stato (mentale) che il personaggio, Pomme, attraversa, tutti gli stati d'animo e tutti i giochi delle parti. Questo non certo per sminuire Mathieu Amalric, perché il film è loro e di loro due, e la bravura di entrambi non si discute. Ma semplicemente per dare la chiave di lettura, la prospettiva. Arrête ou je continue è un balletto, una rotazione a 360 gradi su Pomme che torna a un punto di partenza dopo tutto un giro, un lungo istruttivo giro sul suo corpo che cambia veste pur mantenendosi uguale, e anche sull'inespresso ma suggerito.
 

Emmanuelle Devos

Arrête ou je continue (2014): Emmanuelle Devos

 
È un film sincero e non accomodante e la bravura della regista Sophie Fillières sta principalmente nella capacità di rimanere onesta e verosimile pur attraversando i toni dal comico al drammatico con tutte le sfumature intermedie, cosa che solitamente accade più spesso con film decisamente drammatici. È un film fatto di piccoli pezzi, non necessariamente combacianti perché non costruiti con il rigore e la logica di un film drammatico 'tradizionale', se si può chiamare tale un qualsiasi film che affronterebbe una crisi di coppia costruendone la storia.
Arrête racconta per mera esposizione di elementi. La struttura è minima, ma le emozioni non necessitano di struttura, e forse a volte nemmeno la logica e l'analisi.
Pomme e Pierre sono lontani, forse meno di quanto sembri perché li unisce ancora una forte ironia e la speciale intimità di chi ha passato insieme tanti momenti belli e brutti: ma probabilmente non si amano, ed è quello che fa la differenza. È ciò che cambia tutte le carte in tavola.
 
 
Pierre è indifferente alla fisicità emozionante di Pomme in un modo che per lo spettatore è impossibile comprendere, e le sue reazioni, che strappano una risata sul momento, rimangono in fase di elaborazione nella pancia e nel cuore dello spettatore, per riaffiorare alla scena successiva, alle scene successive, man mano che il tono perde carattere di commedia e comincia a fondersi con il dramma. Che però non c'è: mai un cedimento anche solo a un velo di gravità, non una singola occasione per ricorrere alla ferita facile, alla lacrima ruffiana.
La sensazione, potente, è di attraversare l'intera storia con la tipica velocità e leggerezza dei momenti felici e spensierati, e la scelta della chiave quasi comica ne è responsabile. Per poi arrivare in fondo con la sensazione straniante di aver trascinato dei macigni che improvvisamente riprendono ad avere il proprio peso e la loro importanza.
 

Mathieu Amalric, Emmanuelle Devos

Arrête ou je continue (2014): Mathieu Amalric, Emmanuelle Devos


Arrête è Pomme: tutta bocca almeno quanto Pierre è tutt'occhi. Ma la bocca di Pomme non è sufficiente a parlare ("hai paura di dirlo?" - "precisamente, sì") è gli occhi di Pierre non sono abbastanza aperti per vedere (e capire). Quando durante un'escursione, Pomme sceglie, come presa di posizione estrema (ma sicuramente non solo questo) di rimanere nel bosco, e lasciar tornare Pierre in città da solo, c'è una richiesta di aiuto, un segnale lanciato, una parola muta e sotterrata. Pierre non la coglie: e non sa che rispondere al figlio di Pomme, da cui si reca dopo una settimana di assenza, quando il ragazzo gli chiede cosa voglia da lui. Sa solo rispondergli "cosa vuole lei?". Che è un messaggio che lei ha lanciato tante volte, ma senza mai arrivare a comporlo davvero, senza mai dargli modo di percepire come reale l'insoddisfazione di fondo che pervade la loro vita, o meglio la loro vita insieme.
Pomme è bocca, occhi morbidi, pelle bianca, mani enormi e ginocchia impertinenti. È tutta lì, dietro il vetro della doccia, eppure invisibile. Ma questo non scarica le colpe su di lui, per carità: nessuno dei due formula quel che sente. Nessuno dei due comunica. "Non parliamo del mio lavoro, parliamo di noi.". E lì il dialogo si spezza. Perché Pomme è materia grezza, è carne naturale e istintiva, è un animale irrequieto e indifeso come il camoscio che le si para innanzi verso la fine del film. Animale con gli stessi occhi, lo stesso respiro incerto e lo stesso istinto. E infatti alla fine di quella scena si alza in piedi con lo stesso orgoglio inconsapevole, e lo stesso sguardo incredulo, e la macchina da presa vola su di lei nel movimento più evidente e 'mostrato' dell'intero film. Un movimento che vuole diventare il suo movimento. E lo diventerà, ma questo è secondario.

 

Emmanuelle Devos

Arrête ou je continue (2014): Emmanuelle Devos

 

In questo viaggio verso la comprensione di se stessi passando per un cammino dentro la natura, novelli Lui e Lei di questa specie di Antichrist in chiave comica, Pomme e Pierre scherzano, ridono, fanno ridere lo spettatore, si scontrano toccandosi a stento, anzi evitando accuratamente il contatto, che sembrano proprio temere. Tutta la parte antecedente l'escursione nel bosco è volontariamente e involontariamente buffa e tenera, ma sempre in modo verosimile nonostante le situazioni spesso surreali (come una delle prime scene, in cui Pierre si infila di corsa in un autobus, lasciando lei - e noi - esterrefatti). E grazie a questo sistema il film si apre un varco facendo calare la soglia dell'attenzione dello spettatore, intesa come autodifesa e preparazione alla parte successiva. Non raggiunge mai un tono veramente drammatico, ma è come se l'avesse fatto, come se avesse preparato i pezzi e dichiarato che è sufficiente. Ed è così. L'attesa del dramma è già dramma, la preparazione alla riflessione è già pensiero innescato. Il camoscio, il corpo sottoposto a dure prove di Pomme, la splendida scena del ritorno a casa da Pierre e la sincerità strabiliante del finale. Brutale come un Appartamento di Wilder, ma senza bisogno di ricorrere al dolore.

 

Mathieu Amalric, Emmanuelle Devos

Arrête ou je continue (2014): Mathieu Amalric, Emmanuelle Devos

 

Infine, prima che lo tolgano, aggiorno questo post infilando il link del film completo, reperibile su YouTube. Enjoy.

 

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