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Cadaver

Regia di Jonah D. Ansell vedi scheda film

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La recensione su Cadaver

di OGM
8 stelle

L’esordio di Jonah D. Ansell ricorda quello di Tim Burton con Vincent: un cortometraggio d’animazione a sfondo horror, in cui la storia è raccontata in rime da una voce narrante.  In entrambi i casi, i versi scandiscono l’andamento cupamente romantico di una poetica ballata i cui protagonisti sono i sogni irrealizzabili e la devastante frustrazione procurata dal contatto con la realtà. Portatore di quella sinistra e magica illusione è sempre un freak: non più il ragazzino che crede di essere Vincent Price, ma un uomo anziano, deceduto da poco, che giace, coperto da un lenzuolo, su di un lettino nell’obitorio di un ospedale. Basterà che una giovane dottoressa incida il suo petto per estrarne il cuore per farlo tornare improvvisamente in vita, a rivendicare il possesso di quell’organo prezioso in cui è racchiuso tutto il suo amore per la moglie che ha lasciato. La passione è un velo funesto steso sul mondo, e lo strazio si tinge di grottesco: il tratto stilizzato, spigoloso e nervoso dei disegni è la sintesi grafica di un rapporto ambiguo e conflittuale con le cose della vita, nelle quali il bello e il brutto occupano territori confinanti. Così anche i contorni sgraziati di un corpo freddo, grigio e sfatto possono ospitare la dolcezza di un sentimento tenerissimo e disperato, di cui, però, il destino non esita a farsi beffe. Uno struggente empito d’amore prepara il terreno ai colpi spietati di un’ironia che non guarda in faccia nessuno, e si propone come la dura morale del pessimismo cosmico: misera è la condizione umana, debole la carne, e nemmeno la morte affranca dall’evidenza di tanto squallore. Carico di infamia è l’universo dei vivi, ed anche i defunti ne soffrono enormemente: passare all’aldilà e poter vedere oltre non fa altro che aumentare il dolore. Molto meglio, allora, se si riesce davvero a lasciarsi tutto alle spalle, facendo sì che l’addio sia totale, e funga da premessa ad un nuovo inizio.  Una volta tanto, è il caro estinto a dover elaborare il lutto, e a dover cercare la forza per ricominciare daccapo. Una visione rovesciata che la dice lunga sulla relatività del tempo e lancia un’occhiata scettica al concetto di Eternità.

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