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Bird People

Regia di Pascale Ferran vedi scheda film

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La recensione su Bird People

di maurizio73
7 stelle

Gary e Audrey frequentano lo stesso hotel parigino vicino al 'Charles De Gaulle'. Il primo è un uomo d'affari americano in crisi di identità che ha deciso di mollare lavoro e famiglia via Skype e restarsene in Europa, la seconda una ragazza di provincia che si mantiene agli studi facendo la cameriera. Le loro strade si incroceranno lungo un percorso dove realtà e fantasia tracciano una sottile linea di confine tra il desiderio di libertà e la prigionia degli obblighi sociali.

 

locandina

Bird People (2014): locandina

 

Film sospeso tra il naturalismo dello sguardo sociale ed il realismo magico della parabola esistenziale, quello della 55enne (classe 1960) Pascale Ferran è una delicata e struggente favola contemporanea che si ferma ad ascoltare la sommessa voce del cuore attraverso un curioso espediente di spaesamento descrittivo, alternado alla routine banalizzante del tran tran quotidiano il voice over fuori campo di pensieri e parole che rimangono confinati nell'indicibile privato dei suoi protagonisti e precipitandoli così nel dominio incerto ed ambiguo di un desiderio sospeso tra il sogno e la realtà.

 

Pascale Ferran

Bird People (2014): Pascale Ferran

 

Se il tema dell'irrazionale che irrompe nella vita di persone comuni stravolgendone l'esistenza e mutandone i destini era uno degli elementi chiave della letteratura dei primi del novecento (Da Hesse a Musil, da Svevo a Celine) e di un'epoca dominata dal relativismo espressionista, questo sentimento sembra riverberare nell'opera di Ferran come l'onda lunga di un modo di percepire la realtà al di fuori della sua dimensione conosciuta (e conoscibile), producendone una rappresentazione dove fa capolino il fantastico, tanto come elemento di rottura ('Aufbruch') rispetto ai consueti canoni della descrizione naturalistica quanto come allegoria di una parabola umana in cui il mondo interiore finisce con lo sconfinare al di fuori delle consuete categorie della percezione sensibile. La zona di transito costituita dall'Hotel finisce quindi per rappresentare una sorta di limbo scenografico in cui imprigionare da un lato un uomo che sembra aver smarrito il proprio posto nel mondo e rimane alla finestra ad osservare l'andirivieni del traffico aereo senza poter (o saper) fare altro e dall'altro una gabbia professionale e sociale da cui la giovane cameriera (studentessa) 'in crisi di fame' (calo di zuccheri nel gergo ciclistico) si abbandona al torpore dei sensi (sviene) e spicca il volo verso una dimensione di libertà e di empatia di cui cercare le ambigue e labili tracce nelle mollichine di pane lasciate nel piattino alla finestra o tra i fogli di uno 'studio per passeri' che il mite cartoonist giapponese sembra aver dimenticati sulla sua scrivania.

 

Josh Charles

Bird People (2014): Josh Charles

 

Anaïs Demoustier

Bird People (2014): Anaïs Demoustier

 

Bird People (2014): Taklyt Vongdara

 

In questa dimensione sfuggente e impossibile che richiama la meravigliosa profondità del cinema di Capra e le ossessioni passeriformi di una metamorfosi kafkiana che sembra colpire il corpo flessuoso e vitale della giovane sorella di Gregor nel finale del racconto, si gioca la carta rischiosa di un cinema che scardina completamente le convenzioni del genere, riuscendo nel difficile tentativo di eludere tanto le facili trappole del melodramma esistenziale (nessuna lacrima, solo estenuanti maratone via internet e faticose fughe dagli inferociti predatori del mondo di Morfeo) quanto la insostenibile pesantezza di velleità autoriali, abbandonandosi all'ebrezza di un volo libero e selvaggio al di sopra delle abbacinanti luci notturne di una Parigi magica e trasognata.

 

 

Bellissime le musiche di Béatrice Thiriet e la fotografia di Julien Hirsch per un film dove gli attori assecondano con indolente leggerezza lo sguardo immaginifico del regista, dallo spaesamento emotivo dell' americano a Parigi di Josh Charles che tiene una copia di 'Millennium People' sul comodino alla fragilità incantata di un'Anaïs Demoustier ('Elle' - 2011) quale piccola cenerentola scalza trasportata nella dimensione irreale di una straniante metempsicosi onirica. Nominato nella sezione Un Certain Regard (Ferran) del Festival di Cannes 2014 ed ai César 2015 (Musiche e sonoro) senza 'beccare' nemmeno un premio. Nemo profeta in patria...

 

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