La recensione su Quando la moglie è in vacanza

VOTO: 7,75 su 10.

Commedia tratta da Billy Wilder dall'omonima pièce teatrale di George Axelroad (The Seven Year Itch il titolo originale anche della pellicola), sceneggiata da Wilder insieme allo stesso Axelroad. Il bravissimo protagonista maschile Tom Ewell aveva incarnato già a Broadway il ruolo del marito di classe media Richard Sherman, giunto al settimo anno di matrimonio e pertanto soggetto al celebre “prurito” quando la moglie ed il figlio lo lasciano da solo in una canicolare New York per andarsene in villeggiatura estiva, solo in un appartamento provvidenzialmente dotato di aria condizionata, che vede presentarsi come nuova vicina una provocante modella delle pubblicità dei dentifrici.

Sul grande schermo diviene un esempio del cosiddetto “Wilder touch”, fatto di sceneggiatura al fulmicotone, battute ficcanti (“Until you are able to commit a simple act of terror, I strongly advise you to avoid anything as complex as murder.”) e situazioni comicamente assurde (la ragazza completamente nuda nella vasca bagno di fronte ad un idraulico si imbarazza per la mancanza di smalto sulle unghie dei piedi). Se alcune scelte di sceneggiatura, a partire da quella di confinare l'affaire nelle fantasie irrealizzate del protagonista nonostante la disponibilità di lei, ci possono apparire datate, va ricordato che era allora ancora in vigore il “Codice Hays” che imponeva maglie strette su temi come l'adulterio. In realtà, si tratta per l'epoca di un'opera abbastanza audace nell'affrontare con acuta leggerezza temi come la tentazione sessuale moralmente proibita, il tormento della sua repressione e la frustrazione nella vita matrimoniale della classe media.

Al contrario di quanto leggo in diverse recensioni, ritengo che la pellicola non risenta più di tanto della sua origine teatrale. Pur essendo gran parte dell'azione confinata all'interno dell'appartamento di Sherman, trovo che Wilder sia riuscito a conferire dinamicità alla messinscena attraverso i movimenti di macchina e la costruzione delle inquadrature, evitando l'effetto statico del “teatro filmato”. Il suo tocco di genio cinematografico si esprime nell'inserimento delle fantasie – tutte esilaranti - di Sherman (ovviamente assenti nella pièce per il palcoscenico) che, dotato di fervida immaginazione, si figura scene di seduzione al pianoforte complice Rachmaninov, millanta successi esagerati con le donne (spassosa citazione della più celebre scena di Da Qui all'Eternità), ma più spesso paventa le catastrofiche conseguenze della scoperta della sua tentata tresca o teme di subire lui stesso un tradimento (esilarante la sequenza della moglie sedotta dal supposto amante sul carro di fieno senza conducente).

La commedia brillante è entrata nel mito grazie all'abbacinante presenza della diva Marilyn Monroe, nel suo ruolo consueto di ingenua seduttrice inconsapevole del suo stesso fascino, spontanea nel far piovere allusioni sessuali nella maniera più innocente (“When it gets hot like this, you know what I do? I keep my undies in the icebox!”). Sorprendentemente, l'immagine diventata iconica di Marylin a figura intera con la gonna sollevata dal passaggio della metro non esiste nel film, si vedono solo le gambe e l'orlo inferiore della gonna che si solleva.