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Mystery

Regia di Ye Lou vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Mystery

di alan smithee
6 stelle

Piove che Dio la manda lungo una strada trafficata di una grande città cinese….due macchine sportive rombano e si sorpassano: due figli di papà che si sfidano in corsa aizzati dalle rispettive fidanzate….un camion della spazzatura che sopraggiunge dalla parte opposta….una figura femminile esile, sofferente, incredula e shoccata che spunta improvvisamente sulla strada, barcollando e sanguinando….la prima vettura riesce ad evitarla, la seconda la falcia in pieno finendo contro il camion, mentre il corpo della sventurata rotea in aria, spacca il lunotto anteriore dell'automezzo che l'ha travolta e finisce in strada tra la pioggia, inerte… Un incipit di grande effetto per un thriller che abbandona subito l'azione per mettersi a ragionare e cercare di trovare una spiegazione plausibile e molto meditata alla vicenda; per far ciò il regista procede come alla soluzione di un teorema: partendo da un passato prossimo risalente solo a poche ore prima e ricostruendo minuziosamente eventi che, specie inizialmente, lasciano lo spettatore, inevitabilmente ignaro, un po' confuso, fino al momento di una spiegazione che alla fine lascia solo un forte senso di amarezza e desolazione.
Per scoprire la verità della contorta e complessa vicenda seguiamo innanzi tutto le indagini della polizia che inizia ad indagare per capire chi sia quella donna e cosa ci facesse in mezzo ad una strada sotto il diluvio.
Inizia dunque pure per lo spettatore, catapultato a ritroso di qualche ora, un racconto concitato che finisce per fornire la spiegazione, più o meno convincente, di un intrigo labirintico ed ossessivo a tratti piuttosto accattivante, e che ha come fulcro una storia di adulterio plurimo da parte di un giovane uomo d’affari, sposato con una donna benestante dalla quale ha una figlia e con una sua complessa seconda (e terza) vita da gestire.
Un piano di vendetta di una delle donne, la seconda, quella appartenente ad classe sociale più umile, che imbastisce uno stratagemma ardito in modo da far aprire gli occhi alla moglie del suo amante, da un po' di tempo non più l'unica rivale, per instillarle quella gelosia che la donna non aveva mai avuto motivo di provare, certa della serietà del suo consorte.
Finché la disperazione ed il caso fanno degenerare la situazione che sfocia in una morte violenta. Una morte non certo premeditata ed in fondo neppure per un istante voluta: ma tuttavia resta pur sempre una morte, causata da una fatalità che si è tuttavia nutrita di un sentimento molto vicino all'odio o alla esasperazione; una morte che definire accidentale è solo frutto di una visione parziale o superficiale della storia e dei nessi logici (o illogici) che l'hanno causata. Meglio non dire di più per non rovinare una suspence che il regista non cerca a tutti i costi, preoccupato maggiormente a inoltrarsi nei sentimenti contrastanti dei personaggi coinvolti in una storia dai torbidi contorni.
Interessante più che bello, girato benissimo nel descrivere le dinamiche un po’ effettate dell’incidente e poi invece un po’ disturbante a causa del ricorso sin eccessivo a riprese concitate che una camera a mano disinvolta e traballante rende un po’ fastidiose, il film del cinese Lou Ye, presentato al Certain Regard di Cannes 2012, è comunque un interessante thriller dei sentimenti, in grado di esplorare con cura scrupolosa e meditata anfratti di vite private di classi sociali differenti e davvero poco integrabili una con l’altra.
Con l’amara considerazione che la vendetta di una (o più) donne si ripercuote a danno della terza donna più che sul responsabile di tutto questo intrigo dei sentimenti, lasciandolo certo più solo ma in fondo impunito.
 

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