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Italy: Love It, or Leave It

Regia di Gustav Hofer, Luca Ragazzi vedi scheda film

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La recensione su Italy: Love It, or Leave It

di Scappo24
8 stelle

Un tema, quello del disagio nazionale, dell’ottusità e della chiusezza popolare italiana, già sentito e raccontato migliaia di volte. Ma qui arriva la novità che porta in scena la coppia di ragazzi: il racconto attraverso una chiave di lettura semplice ed efficace – “Restare in Italia o trasferirsi all’estero“?. Le ragioni dei due non sono evidenti, sicuramente lavorative o per il fatto di non voler vivere in un paese omofobico descritto benissimo nel precedente Improvvisamente L’Inverno Scorso, ma poco importa perchè è una domanda già talmente complessa in se che lo spettatore inizia già ad interessarsi. Il più grande complimento è l’allacciamento della parte d’inchiesta con le vicessitudini personali e anche un po’ intime dei due ragazzi che ci immedesimano al 100% nel loro percorso, rendendo bene l’empatia in qualche momento quasi di fiction, anche grazie all’ironia con cui giocano e raccontano evitando di rendere il lavoro troppo serio ma neanche lasciandolo troppo superficiale. Cosa non da poco visto i prodotti italiani noiosi e privi di una componente personale o di allaccio alla cronaca che possa interessare lo spettatore.

Sulla trama

Gustav, altoatesino di madrelingua tedesca, vorrebbe trasferirsi per sfruttare possibilità all’estero, specie nella amata Berlino, piuttosto che restare in un paese governato da politici corrotti, lavori sottopagati e con mancanza di meritocrazia. Ma Luca, romano doc, non vuole cedere alle esternazioni del compagno e cerca di convincerlo che c’è del bello e del buono anche nel nostro paese, anche se va cercato. Così i due ragazzi decidono di darsi un tempo limite per decidere se rimanere o partire (love it or leave it appunto!) ed iniziano a girare per lo stivale in lungo e in largo a bordo di una vecchia 500.

Su Luca Ragazzi

Il piccolo grande docu-trip di Luca Ragazzi e Gustav Hofer sta facendo pian piano il giro d’Italia e persino d’Europa.
Come ha affermato il regista romano Luca Ragazzi, il film sta avendo lunga vita grazie alla scommessa di unadistribuzione/tour nella personalissima e capillare sponsorizzazione (major a casa) che ha toccato finora tutte le maggiori città ed in continuo movimento. Pensiamo per esempio ad una normale uscita in sala dove ci sarebbe stata una scarsa pubblicità e una piccola distribuzione, il film sarebbe passato quasi inosservato e sarebbe andato nelle mani dei distributori per farne poi ciò che volevano. Invece i documentaristi ne detengono tutti i diritti e stanno vincendo la scommessa.
Luca ha parlato della genesi del documentario avvenuta dopo l’inaspettato successo del loro primo lavoroImprovvisamente L’Inverno Scorso distribuito nel 2008 ma incentrato sul periodo dell’inverno prima appunto, durante il periodo di discussioni sulle coppie dello stesso sesso nato con la proposta dei DiCo. Il nuovo documentario è nato con la stessa idea, cioè continuare a mostrare situazioni legate alla loro vita. Così scrivono un soggetto di Italy e lo inviano per il bando di concorso di Documentary Campus che prevede il finanziamento di 15 opere in tutta Europa. Dopo un pitch convincente i due ragazzi ottengono il lasciapassare previsto per un’opera italiana e nel Gennaio 2011 iniziano le riprese che durano fino a Giugno. Tutt’ora è l’unico documentario finanziato da Documentary Campus di quell’anno che è stato girato, montato e distribuito. Questo dimostra quanto si siano applicati e abbiano preso sul serio il nuovo ruolo di documentaristi dopo il successo del primo lavoro. Dei due Luca, protagonista involontario del primo documentario, è ora lo spirito guida, il filosofo benpensante,

Su Gustav Hofer

mentre Gustav sempre calcoli alla mano è il “pilota”, il motore dell’operazione che ci porta nei luoghi disastrati consapevole di ciò che troverà. Quasi a ruoli invertiti ora Luca vuole mostrare a tutti costi a Gustav che l’Italia non è quella che ci viene mostrata da tv, pubblicità e giornali.
Luca, seguito da Gustav, ci fa vedere che c’è un’Italia migliore anche che non si vede, anzi, non ci viene mostrata dal nostro sistema governato dai palinsesti scosciati e volgari. Una semplice frase riassume questo argomento e ci vorrebbe far pensare in modo diverso: “Fa più rumore un albero che cade piuttosto di una foresta che cresce“. Poche parole per descrivere (già meglio che in tutto il doc Videocracy) l’intento della tv (spazzatura) italiana. L’esercizio del duo è un sano e raro cinema intelligente mirato alla visione del miglior popolo, quello che vuole crescere e cambiare, oltre che grande orgoglio nazionale vedendo tutte quelle targhette sul poster raffiguranti i maggiori festival mondiali, proprio come il precedente Improvvisamente L’Inverno Scorso, menzione speciale alla Berlinale e vincitore del Nastro D’argento 2008.
Il saggio Camilleri insegnia proprio che scappando si lascia un vuoto, colmato dalla cosa per cui sei andato via. Per cui non solo la dai vinta ma contribuisci al fallimento generale. Anche un contadino siciliano, dopo aver rifiutato di lavorare con la mafia ed essere stato minacciato e assillato dagli stessi, invita a non andarsene. Un po’ perchè non abituato a questa concezione di vita per la quale bisogna cambiare paese, un po’ per dignità verso una terra che vuole difendere.

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