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Eri Eri rema sabakutani

Regia di Shinji Aoyama vedi scheda film

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La recensione su Eri Eri rema sabakutani

di AndreaVenuti
9 stelle

Eri Eri Rema Sabakutani è un film giapponese del 2005, scritto e diretto da Shinji Aoyama

 

Sinossi: Nel 2015 in Giappone è misteriosamente comparso un letale virus, denominato sindrome di Lemming, che spinge le persone a suicidarsi e le vittime aumentano di giorno in giorno. Due misteriosi musicisti noise, Mizui (Tadanobu Asano) ed Asahura (Masaya Nakahara), ora ritirati a vita spartana ma sempre fedeli ai loro ideali artistici sembrano essere immuni al virus anzi la loro musica potrebbe rivelarsi una sorta di cura...

Shinji Aoyama

Backwater (2013): Shinji Aoyama

Shinji Aoyama nel 2005 tira fuori dal cilindro l'ennesimo film progressista della sua straordinaria carriera, meritandosi alla grande l'appellativo di maestro del nuovo cinema giapponese al pari dei colleghi come Kyoshi Kurosawa, Takeshi Kitano, Shinya Tsukmoto, Takashi Miike, Sono Sion e compagnia bella.

 

La carriera di Aoyama è abbastanza particolare; studia letteratura americana all'università di Rikkyo ma allo stesso tempo frequenta diversi corsi cinematografici tenuti ad esempio da un giovane Kyoshi Kurosawa; destino vuole che dopo gli studi Aoyama diventa proprio l'allievo di Kurosawa in veste di aiuto regista, esperienza di indubbio valore rintracciabile poi nelle sue future opere.

 

Aoyama dopo aver svolto la mansione di critico cinematografico, realizza il suo primo lungometraggio nel 1996 (Helpless) e gradualmente otterà sempre più consensi da parte del pubblico e critica raggiungendo l'apice nel 2000 con Eureka, premiato a Cannes con il premio Fipresci.

 

Essenzialmente quasi tutti i suoi film, compreso questo Eri Eri Rema Sabakutani, sono legati ad un particolare genere (soprattutto lo yakuza movie) ma solo superficialmente, ed infatti si indirizzano sempre su lidi inesplorati e difficili da catalogare.

Eri Eri Rema Sabakutani fin dal titolo espone tutta la sua complessità interpretativa (rammentando alcune perle de suo mentore Kyoshi Kurosawa) nonostante un soggetto abbastanza semplice (virus che sta annientando l'umanità) e questo confema quanto scritto prima ossia l'abilità del regista nel sapersi districare all'interno di canoni ben consolidati. 

 

Il titolo dell'opera infatti può essere tradotto in italiano con Dio mio dio mio perchè mi hai abbandonato appellativo che richiama -almeno basandoci sulle scritture presenti nel vangelo di Marco e Matteo- una celebre affermazione di Gesù pronunciata nel momento in cui veniva issato sulla croce. 

Nel corso del film a tal proposito sono diversi i richiami biblici, inseriti con arguzia stilistica; nel pre-finale (il "concertone") pensiamo al contrasto cromatico tra il vestito bianco di Mizui (una sorta di angelo purificatore) e quello nero della giovane Hana (demone in cerca di redenzione) tuttavia i richiami sacrali non sono assolutamente le uniche fonti d'interesse dell'opera.

 

L'incipit del film colpisce subito l'occhio e la curiosità dello spettatore; dopo alcune classiche e suggestive establishing shot,  Aoyama riprende due misteriosi individui dotati di maschera anti-gas che atttraversano una landa desolata adiacente all'oceano.

Nessuna didascalia, zero parole; i due protagonisti continuano il loro vagare e giungono in una sorta di accampamento di fortuna al cui interno sono tutti morti o scomparsi improvvisamente (la colazione è ancora sul tavolo, grande classico sempre in grado di generare enigmaticità). Andando avanti capiremo come il loro obiettivo sia quello di recuperare oggetti utili alla loro causa, ovvero comporre musica utilizzando i più disparati utensili ed elettrodomestici che producono rumori singolari.

 

Ayoma sorprende anche per una regia altamente sperimentale, focalizzandosi sui situazioni tendezialmente prive di interesse ma in realtà fondamentali per l'essenza stessa dei due individui; poco dopo l'incipit, vedremo una lunga sequenza dove i due uomini compongono le loro basi musicali con strumenti insoliti (ventilatore oppure un tubo di plastica) ed il regista insiste su particolari e dettagli con lunghi piani sequenza più macchina da presa fissa.

In alcuni frangenti il regista ricorre anche a soluzioni stilistiche più elaborate dal montaggio connotativo atto ad enfatizzare l'importanza della musica per i protagonisti, fino ad un approccio underground con macchina a mano sregolata nei bruschi e furiosi flashback di Mizui ed Asuhara.

 

Eri Eri Rema Sabakutani presenta inoltre una serie di tematiche care al suo autore; importante è l'elemento del trauma con cui fare inevitabilmente i conti e provare quindi a ricomporre la propria identità, mi riferisco ad esempio al turbamento di Mizui.

Aoyama poi ci parla anche di una sofferenza difficile da spiegare e curare che molte volte colpisce i più giovani; questo argomento è un po' il fulcro del film in quanto il virus è solo un pretesto per soffermarsi in primis sul fenomeno dei suicidi ma poi andando ancora più a fondo il regista prova quasi ad interrogarsi sul perchè si verificano tali gesti estremi e almeno nella sua visione l'apatia e la mancanza di interessi ed ideali potrebbe spingere i più giovani ad una tragica conclusione. 

Ecco quindi il messaggio un po' cripitco dell'auotre: cercare di seguire sempre i propri desideri e non arrendersi all'indolenza della vita moderna (i due protagonisti quando compongo musica sono veramente felici).

Infine il regista ripropone la centralità dei paesaggi naturalistici e nonostante l'ormai totale assenza dell'uomo molti luoghi continuano a brillare di luce interiore sopravvivendo a tutti e tutto (un po' come ne Il Castello nel cielo di Miyazaki).

 

Prima di concludere vi svelo una breve chicca; l'opera a tratti è una sorta di docu-film musicale ed oltre presentare una regia ben studiata, anche il cast va in questa direzione. 

Ormai è risaputo l'amore per la musica di Asano, forse però non tutti sono a conoscenza della reale professione del secondo attore protagonista ossia Myasaya Nakahara vera e propria super star della japanoise e noto come Violent Onsen Geisha.

 

Film anomalo, volutamente lento ma incredibilmente suggestivo.

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